Matteo Salvini è entusiasta di come procede l'adesione dei suoi sostenitori al referendum sulla Giustizia da lui promosso:

"Più di 100mila firme raccolte solo in questo fine settimana è un risultato eccezionale! È un grandioso segnale di cambiamento e voglia di giustizia. Grazie a tutti gli italiani che oggi hanno impegnato 10 minuti della loro giornata per il Futuro del nostro Paese. E da lunedì si potrà firmare, con calma e al fresco, in tutti i Comuni italiani. Puntiamo a raccogliere più di 1 milione di firme! Ringrazio gli amici del Partito Radicale per lo sforzo comune, i tantissimi avvocati che gratuitamente stanno autenticando le firme ai gazebo, Forza Italia, l'Udc e tutti i partiti, movimenti, associazioni e personalità che hanno annunciato l'adesione alla raccolta firme".

Agli amici di Salvini va aggiunto anche Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, con una storia radicale alle spalle - come ricorda lui stesso - prima di approdare al Pd per poi, successivamente, diventare un accolito di Matteo Renzi. Giachetti ha firmato i quesiti proposti dalla Lega... ci mancherebbe che così non fosse tra futuri alleati!

Tutto questo entusiasmo, però, non si capisce. 

I quesiti referendari sulla Giustizia, sei, sono introdotti sotto il titolo Chi Sbaglia Paga! 

     1. RIFORMA DEL CSM 
     2. RESPONSABILITÀ DIRETTA DEI MAGISTRATI 
     3. EQUA VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI 
     4. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI 
     5. LIMITI AGLI ABUSI DELLA CUSTODIA CAUTELARE 
     6. ABOLIZIONE DECRETO SEVERINO 

Per ognuno dei punti elencati, si chiede un sì "abrogativo" che avrà come conseguenza...

  1. quella di tornare alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura;
  2. la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha procurato illecitamente il danno;
  3.  il riconoscimento anche ai membri "laici", cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell'operato dei magistrati;
  4. la scelta per un magistrato di seguire una carriera da giudicante o inquirente, per poi mantenere quel ruolo per tutta la vita professionale;
  5. l'abolizione della possibilità di procedere alla carcerazione preventiva in ragione di una possibile reiterazione del medesimo reato;
  6. la cancellazione del decreto Severino per dare ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l'interdizione dai pubblici uffici.

Il comitato promotore dei referendum, così come il sito on line della Lega, alla voce "quesiti" riassumono la sintesi dei quesiti referendari per i quali chiedono un sì abrogativo, senza però indicare, per ognuno dei sei temi trattati, quello che sarà il quesito referendario vero e proprio! Anche a coloro che si recano ai Gazebo viene chiesto di firmare sulla fiducia?

Oltre a questa prima stranezza, c'è da aggiungere poi quella che riguarda l'iniziativa in toto. Tra i punti del governo Draghi vi è la riforma della Giustizia di cui si sta occupando la ministra Cartabia. Salvini, che fa parte di quel governo, prima di conoscere gli argomenti della riforma promuove un referendum sulla Giustizia i cui contenuti potrebbero confliggere con la riforma stessa. Fosse stato all'opposizione... passi. Ma dato che all'opposizione non è, la scelta di Salvini appare al  momento incomprensibile.

Incomprensibili anche alcuni contenuti come l'equa valutazione dei magistrati, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l'abolizione del decreto Severino, per i quali si vogliono introdurre degli elementi di discrezionalità che per agli altri punti non devono invece valere.

Ma l'aspetto che più di ogni altra cosa rende perplessi, è il titolo che riassume l'iniziativa, Chi Sbaglia Paga!, accompagnato nella propaganda leghista da un Salvini innaturalmente sorridente che vuol far sembrare normale una castroneria sesquipedale.

Volendo anche punire i magistrati che sbagliano, perché allora Salvini non promuove la punibilità dei parlamentari le cui decisioni si rivelano sbagliate? A pensarci bene se un giudice sbaglia crea dei danni ad un numero limitato di persone, mentre se un parlamentare sbaglia, i danni li crea a tutto il Paese. Quindi, perché allora, prima di far pagare i giudici, Salvini non pretende di mettere in discussione se stesso, insieme a tutti i suoi colleghi di Montecitorio e Palazzo Madama?

Non gli si chiedono soldi che quasi certamente non ha o almeno non avrebbe per gli errori a cui dovrebbe riparare. Banalmente, sarebbe sufficiente che il singolo parlamentare si prendesse la responsabilità delle proprie decisioni, mettendola di fronte al giudizio degli elettori in collegi uninominali... veri, non quelli da barzelletta rappresentati nell'ultimo ennesimo aborto di legge elettorale che, naturalmente, il "giustiziere" Salvini si guarderà bene dal cambiare.

Prima di firmare il referendum sulla Giustizia, qualcuno ha fatto queste banalissime riflessioni?