Appena il ministro Salvini si è confrontato con un problema concreto, che neppure lo riguardava, ma che ha voluto far proprio per ragioni elettorali, ha dimostrato che neppure lui è in grado di trovare soluzioni, tanto meno in 48 ore!

Il problema è quello relativo al prezzo del latte di pecora, che ha scatenato la protesta dei pastori sardi. Problema che Salvini aveva detto che avrebbe risolto in un paio di giorni e che, invece, è tuttora aperto e la cui soluzione continua ad essere rimandata.

Dopo l'ultima riunione che si è tenuta al ministero dell'Agricoltura a Roma, ieri ne era prevista un'altra alla prefettura di Sassari, ma tutto è stato rimandato a dopo le elezioni regionali che si svolgeranno domenica 24 febbraio. Per quale motivo il rinvio? Perché se nella riunione non si fosse arrivati a far accettare ai caseifici gli 80 centesimi come nuovo prezzo di base del latte - concordato dai pastori sardi in un'assemblea tenutasi nei giorni scorsi a Tramatza - in attesa di arrivare a quello di 1 euro al litro nei prossimi mesi, si è temuta la possibilità di una nuova protesta che avrebbe finito per impedire un regolare svolgimento del voto alle regionali.

Bisogna però considerare che i pastori volevano arrivare ad una soluzione, seppur parziale, prima del voto di domenica, temendo che le loro richieste sarebbero state ignorate nel momento in cui i riflettori dell'informazione si fossero abbassati sulla Sardegna.

Per questo, il malumore tra i pastori è alto e non sono del tutto escluse per domenica manifestazioni davanti ai seggi anche se, almeno ufficialmente, la protesta dovrebbe riprendere dopo le regionali. Potrebbero esserci però sorprese in tal senso, a causa delle iniziative prese dalla Procura di Nuoro in conseguenza dei fatti dei giorni scorsi, con i primi avvisi di garanzia nei confronti di una decina di pastori a cui sono stati contestati i reati di violenza privata, danneggiamento, deturpamento della cosa altrui, resistenza a pubblico ufficiale, mancato preavviso per manifestare...


A confermare la ripresa delle trattative solo a partire dal prossimo lunedì, anche lo stesso ministro delle Politiche agricole, il leghista Centinaio, che ha difeso anche i fondi stanziati per far aumentare il prezzo del latte, definiti dai pastori una vera e propria presa in giro, oltre che un'umiliazione.

I 50 milioni di euro stanziati dal Governo per ristrutturare la filiera, infatti, saranno in gran parte destinati agli industriali per far aumentare il prezzo del pecorino romano, per la cui produzione si usa appunto il latte delle pecore allevate in Sardegna.

Pertanto, finora, la protesta dei pastori sardi ha avuto come unica conseguenza quella di regalare agli industriali che si occupano del processo di trasformazione del latte, cioè gli stessi che pagano ai pastori un prezzo troppo basso, al punto da non esserne più conveniente la produzione, ben 50 milioni di euro. Quindi la protesta, in base alla soluzione individuata da Salvini e Centinaio, finora ha avuto come unica conseguenza quella di premiare chi ha causato il danno.

Sarà questo un promemoria per il voto di domenica?