Bisogna dire che, mentre, in modo particolare in Italia, si pensa alla Chiesa cattolica, si è portata a immaginarsi un insieme dei credenti che celebrano la propria fede cristiana uniformemente nelle modalità e secondo il calendario gregoriano. Esso, in effetti, è in uso nella maggior parte delle parrocchie sul territorio italiano. I sacerdoti osservano la regola del celibato, per cui non sono sposati. Naturalmente sono i parroci che devono prevedere l’accesso dei bambini e dei ragazzi ai sacramenti di iniziazione alla vita cristiana - battesimo, comunione, cresima. Tuttavia, indubbiamente questa percezione non può essere corretta. Il rito romano, senz’altro, è il più largamente diffuso nel mondo, ma la Chiesa cattolica conta addirittura i ventitré riti diversi.[1]
Le relazioni della Chiesa cattolica con le altre chiese e comunità cristiane
Nonostante il Concilio Ecumenico Vaticano II ha riformulato e rivalorizzato le relazioni della Chiesa cattolica con le altre chiese e comunità cristiane, è necessario riconoscere che mancava il tentativo di portare le affermazioni conciliari anche all’interno della presentazione delle altre confessioni cristiane. Per questa ragione, con questa breve illustrazione delle confessioni cristiane, viene portata a termine una presentazione cattolica della chiese cristiane. Essa tenta di offrirne una descrizione essenziale e aggiornata, che tiene conto dei risultati dei dialoghi ecumenici intrapresi, e della crescente reciprocità nella comprensione delle confessioni tra loro.[2]
Si osserva che all’interno della Chiesa cattolica le Chiese di rito orientale, ovvero Chiese cosiddette sui iuris autonome, sono Chiese particolari. Esse sono distinte tra loro per il loro rito. Secondo il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, il rito orientale è definito come il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale. Esso viene distinto per cultura, ma anche per circostanze storiche di popoli e si esprime in un modo di poter vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris.[3]
La costituzione Sacrosanctum Concilium ha affermato esplicitamente che tutti i riti hanno pari dignità e vanno conservati e in ogni modo valorizzati, perché testimoniano la ricchezza spirituale della tradizione cristiana (cf. SC 4).
Si nota che alle origini della diffusione del cristianesimo, ognuno dei principali centri cristiani, denominato patriarcato, aveva il proprio rito. Tanto è vero che in seguito alle vicende religiose e politiche dei diversi territori, questi centri hanno fatto in modo che i loro riti si potessero diffondere e venire fatti propri dai diversi popoli per facilitare l’accostamento alla fede cristiana.
Occorre rammentare, però, che alcune delle Chiese orientali hanno scelto di continuare a riconoscere il primato alla Chiesa di Roma, o, chi già di fatto non lo faceva, di tornare indietro. Altre Chiese ancora, hanno continuato il proprio percorso in modo separato, senza riconoscere alcuna l’autorità del Papa, come vicario di Cristo. Infatti, esse rivendicano il diritto di organizzarsi autonomamente, scegliendo i propri vescovi come capi delle loro comunità cristiane e si sono trasformate nelle cosiddette Chiese autocefale. Si considera che nell’antichità, i più grandi centri cristiani, cioè i patriarcati, erano Antiochia, Alessandria e Roma. In seguito si sono aggiunti ancora Gerusalemme e Costantinopoli. Ogni patriarcato aveva il proprio rito e da esso sono derivati ancora gli altri. Questi ultimi si sono diffusi dopo, in base alle zone di influenza e alle vicende storiche. Per questo motivo Roma era diventata il centro del mondo latino. La Chiesa di Alessandria d’Egitto, invece, tradizionalmente fondata dall’evangelista san Marco, era diventata l’esemplare per l’Etiopia. In Siria, nella città della prima sede episcopale dell’apostolo san Pietro, cioè ad Antiochia, vivevano i cristiani di lingua aramaica e greca.
Bisogna tener presente che alcuni di loro erano partiti come missionari verso est, e, per questo, dalla loro liturgia si è sviluppato il rito siriaco occidentale e orientale. Tutti coloro che erano di lingua greca si sono diretti verso ovest, ecco perché le loro usanze si sono fuse più tardi con le pratiche della capitale dell’Impero Bizantino, cioè Costantinopoli.
ks. Grzegorz Łydek[4]
[1] Vedi G. Colombo, I1 Popolo di Dio e il mistero della Chiesa nell’ecclesiologia post-conciliare, in “Teolmi” 10(1985), pp. 41-45.
[2] Cf. J. Möhler, Le Chiese cristiane nel Duemila, Queriniana, Brescia1998, p. 345.
[3] Cf. K. Algermissen, La Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane, p. 260.
[4] Grzegorz Łydek, ks. dr, wykładowca teologii dogmatycznej na Wydziale Teologicznym „G. Toniolo” w Pescarze - filia Papieskiego Uniwersytetu Laterańskiego w Rzymie. Ostatnio opublikował L’attualità dei tratti salienti del Magistero di san Giovanni Paolo II (Padova 2024), Soltanto l’amore e la misericordia di Dio sono credibili - il messaggio cristiano più bello e più affascinante (Padova 2024).