CON IL MINISTERO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA TUTELIAMO SALUTE E AMBIENTEDalla crisi in cui ci ha sprofondato la pandemia si esce soltanto mettendo insieme l'economia con l'impegno a tutelare la salute e l'ambiente, e a farlo sarà il ministero per la #TransizioneEcologica, che abbiamo fortemente voluto.Si occuperà di energia pulita, di mobilità sostenibile, di economia circolare. E metterà al centro l'ambiente come valore superiore, ribadendo che non c'è progresso se a farne le spese sono gli ecosistemi e quindi la nostra stessa sicurezza. D'ora in poi le aziende che rispettano l'ambiente e rinunciano a inquinare saranno premiate e quelle che inquinano saranno aiutarle a non farlo più.A due mesi dalla nascita del governo Draghi, possiamo dirci orgogliosi di aver fatto pressione per avere un nuovo ministero e un Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, che coordina i diversi ministri e il presidente del consiglio verso il traguardo della riconversione ecologica e della ripresa economia.Sarà un percorso impegnativo ma possiamo guardare al futuro con ottimismo. Perché con il MoVimento al governo gli interessi dei cittadini sono al primo posto.

Questo il post che il Movimento 5 Stelle pubblicava sabato sui propri account social. Ma a parte le dichiarazioni di facciata, nella realtà sembra che la Transizione ecologica tanto decantata da Draghi sia ben altro.

Infatti, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, nei giorni scorsi ha firmato alcuni decreti di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che riguardano il rinnovo di concessioni e nuovi progetti all'interno di concessioni già esistenti, di messa in produzione di pozzi e di perforazioni, sia su piattaforma che a terra. 

Si tratta di 10 progetti di sfruttamento di giacimenti dal Veneto alla Sicilia, per i quali sono perfino previsti permessi alla perforazione di oltre 20 nuovi pozzi.

Per l'elenco, consultare il terzo numero del 31 marzo 2021 del Bollettino Ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse


Greenpeace Italia, Legambiente e WWF
non hanno risparmiato critiche: 

“Queste nuove autorizzazioni non vanno proprio bene seppur riferite a procedimenti in corso da anni.”“Ora più che mai ci attendiamo misure e atti concreti dal Governo per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, investimenti per una svolta davvero verde grazie anche alle risorse del Next Generation EU”."In merito all'esito positivo delle Valutazioni di impatto ambientale (VIA) approvate dal MiTE nelle scorse settimane e che riguardano alcuni rinnovi di concessioni di coltivazione per l'estrazione di idrocarburi, alcuni progetti di messa in produzione di pozzi già realizzati e la perforazione di nuovi pozzi in aree di coltivazione già autorizzate, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF sottolineano come il problema sia a monte, come più volte evidenziato dalle associazioni ambientaliste nel passato, e non a valle di procedimenti tecnici come la VIA.Manca infatti in Italia una legge analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente, in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della UE) che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni di coltivazioni in essere e che preveda, di conseguenza, un fermo di tutte le attività ad esse correlate oltre che un fermo delle autorizzazioni per nuove attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi.Queste nuove autorizzazioni non vanno proprio bene seppur riferite a procedimenti in corso da anni” – dichiarano le associazioni -. “Ora più che mai ci attendiamo misure e atti concreti dal Governo per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, investimenti per una svolta davvero verde – grazie anche alle risorse del Next Generation EU – e non lo svincolo di permessi per le fossili”.Per rispettare gli obiettivi dell'European Green Deal Greenpeace Italia, Legambiente e WWF chiedono alle forze politiche di governo una scelta di campo chiara, netta e coerente con l'obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050".


L'operato di Cingolani non è stato "apprezzato" neppure da Europa Verde, come dimostra la nota pubblicata da Elena Grandi e Matteo Badiali:

"Invece di lavorare per un programma di dismissione da avviare alla scadenza della moratoria sulle trivelle, scopriamo che sono stati approvati 9 progetti per un totale di 20 nuovi pozzi. Di fronte a questa scelta dissennata non ci resta che prendere atto che si è preferito cogliere la palla al balzo della moratoria per rafforzare l'utilizzo delle fonti fossili. Non è così che si avvierà la transizione e ecologica e che si intraprenderà la strada delle fonti rinnovabiliParliamo di crisi climatica e allo stesso tempo investiamo in nuovi pozzi, aumentando la nostra già pesantissima impronta ambientale. Nel momento in cui era fondamentale compiere passi decisivi verso la transizione ecologica, anche grazie all'aiuto dei fondi europei del Next Generation Eu, l'Italia riapre la stagione delle trivelle, ignorando completamente gli impegni sulla decarbonizzazione assunti con l'Europa dal nostro Paese.La posizione della Commissione VIA del Ministero alla Transizione Ecologica che ha approvato nove progetti per venti nuovi pozzi di estrazione rappresenta un passo indietro inammissibile da parte del Governo. Vogliamo essere fiduciosi, ma la fiducia va alimentata e purtroppo ad oggi, dopo che il voto della Camera di qualche giorno fa contro l'abolizione dei i sussidi ambientalmente dannosi, e dopo gli investimenti odierni in nuove trivelle, non ci resta che denunciare un atteggiamento di insostenibile rispetto alla transizione ecologica che tradisce le aspettative di quella moltitudine di persone e di ecologisti che vedono negli obiettivi dell'Agenda ONU 2030 il solo futuro possibile e un'opportunità occupazionale per chi oggi è senza lavoro".

Se il buongiorno si vede dal mattino...