Il Guardian ha ricevuto più di 124.000 documenti riservati, tra cui 83mila email, che svelano i tentativi di pressione da parte di Uber nei confronti di molti politici, sia negli Stati Uniti che in Europa, per affermare il proprio business nelle varie nazioni. I documenti risalgono ad un periodo di tempo che va dal 2013 al 2017.
Il Guardian ha condiviso i file ricevuti con il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi e altre organizzazioni legate al mondo dei media.
I risultati sono per il momento imbarazzanti e potrebbero essere devastanti, per alcuni dei politici coinvolti.
Uber aveva stretto quasi un rapporto di collaborazione con l'olandese Neelie Kroes, fino al 2014 vicepresidente della Commissione Ue e commissaria europea per l'Agenda digitale, tanto che era in trattative per entrare a far parte del comitato consultivo per le politiche pubbliche di Uber (di cui poi è entrata a far parte) prima ancora di lasciare il suo incarico nel novembre 2014, in violazione dei regolamenti Ue in base ai quali gli ex commissari devono rispettare un certo periodo di tempo prima di accettare nuove occupazioni nel settore privato, dopo aver ricevuto anche il via libera della Commissione.
Nonostante la Kroes sia stata una specie di piaga per Microsoft e Intel, con Uber è stata invece più che accomodante, esponendosi da ex commissaria nel proprio Paese per convincere ministri e membri del governo a fare marcia indietro rispetto alle politiche repressive messe in atto dall'Olanda contro la startup americana. I file rivelano che Uber invitava la Kroes ad inviare messaggi all'ufficio del primo ministro olandese, Mark Rutte.
Ma peggiore è la posizione di Macron. Parigi, come è noto, è stata teatro del primo lancio europeo di Uber che ha dovuto registrare una dura opposizione da parte dei tassisti locali, culminata in violente proteste.
Nell'agosto 2014 Emmanuel Macron, appena nominato ministro dell'Economia, vedeva Uber come un'opportunità per creare nuovi posti di lavoro. Così, nell'ottobre dello stesso anno, incontrò Travis Kalanick, cofondatore e al tempo ceo di Uber, insieme ad altri dirigenti dell'azienda e ad alcuni lobbisti. Un incontro definito da Mark MacGann, uno dei lobbisti di Uber, "spettacolare, come non l'ho mai visto prima".
Da allora, "Emmanuel" e "Travis" si sono incontrati almeno quattro volte, e tanta era l'apertura di Macron verso l'azienda americana che la stessa la definiva insolita nelle relazioni tra governo e impresa privata, ringraziando per tale motivo colui che poi sarebbe diventato il presidente della Repubblica francese.
E mentre in Francia nel giugno del 2015 le proteste dei tassisti sfociavano in violenze, Macron scriveva a Kalanick annunciando riforme per regolarizzare i conducenti Uber.
Un portavoce di Macron ha commentato così il suo operato in quel periodo: "Le sue funzioni lo hanno portato naturalmente a incontrare e interagire con molte aziende impegnate nel brusco cambiamento avvenuto in quegli anni nel settore dei servizi, che doveva essere facilitato sbloccando gli ostacoli amministrativi e normativi".
Quando l'allora vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, all'epoca sostenitore di Uber, arrivò in ritardo a un incontro con l'azienda al World Economic Forum di Davos, Kalanick mandò un messaggio a un collega, scrivendo: "Ho fatto sapere alla mia gente che ogni minuto in ritardo è un minuto in meno che avrà con me".
Dopo aver incontrato Kalanick, Biden pare abbia modificato il suo discorso preparato a Davos in modo da riferirsi a un ceo la cui azienda darebbe a milioni di lavoratori "la libertà di lavorare tutte le ore che desiderano, di gestire la propria vita come desiderano".
Meno accomodante, invece, fu Olaf Scholz, all'epoca sindaco di Amburgo e attuale cancelliere della Germania, che respinse i lobbisti di Uber, insistendo perché ai loro conducenti venisse corrisposto un salario minimo. Una proposta che da parte di un dirigente di Uber, in un commento con alcuni colleghi, gli meritò l'etichetta di "vero comico".
Questa l'inchiesta del Guardian: Uber broke laws, duped police and secretly lobbied governments, leak reveals