Questa volta a farne le spese è un Agente della Polizia Penitenziaria di Siracusa, dove al termine del proprio turno si è suicidato proprio nei pressi del  cittadino Istituto Penitenziario, utilizzando l'arma di ordinanza.

Non si tratta soltanto di casi isolati, bensì di una vera e propria emergenza che interessa le diverse realtà del Comparto Sicurezza e Difesa, tuttavia al pari delle altre Forze dell'Ordine, i casi di suicidio nel Corpo sono gravati anche da specifiche problematiche che vanno oltre l'immaginario comune, ma che interessa il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e le condizioni operative e logistiche in cui il personale Pol. Pen. si trova a dover operare.

Le criticità a cui debbono fare fronte il personale della Penitenziaria, vanno ben oltre ogni limite di umana sopportazione, primo fra tutti la carenza del personale, la quasi totale assenza di valvole di sfogo, che possano fare da cuscinetto ammortizzatore delle vessazioni ricevute da parte della Popolazione Penitenziaria  durante il Servizio prestato, il mancato rispetto per esigenze organiche dei turni di riposo e non solo, il lavorare con uno stato d'ansia su cosa possa accadere durante il servizio, viste anche le leggi che spesso non tutelano automaticamente, forse anche per motivi di opportunità, l'Operatore di Stato..., tutto ciò genera nella mente del dipendente penitenziario, una serie di sentimenti controversi e del tutto contrastanti, che finiscono purtroppo per confondere ulteriormente il malcapitato.

Il tutto gravato da un'azione di tutela della serenità mentale e della salute inesistente, finisce con generare quei segnali forti da troppo tempo ignorati dalle Istituzioni preposte, che alla fine volgono purtroppo nel compimento di gesti estremi.

Il leader di F.N.L., Giuseppe ALVITI, si schiera al fianco dei lavoratori e dei colleghi del Sindacato Penitenziario, chiedendo a gran voce un immediato intervento dei vertici del Corpo e del Ministero della Giustizia, di intervenire sull'argomento per porre in campo idonee misure per contrastare il fenomeno dei suicidi dentro e fuori le carceri.

A cui si aggiunge l'auspicio del Segretario Generale FNL LAZIO, Salvatore ABBRUZZESE, affinché vi sia un massiccio intervento anche sotto il profilo normativo, che comporti una migliore vivibilità anche all'interno dei luoghi di lavoro, che seppur istituti penitenziari, hanno bisogno di una maggiore forma di libertà, di autonomia, di benessere oggettivo, per evitare così che il perdurare di simili problematiche possa far sfociare nell'indole degli agenti e del personale penitenziario, un sentimento di costrizione ed elevata frustrazione, al punto da trasformar il luogo di lavoro come un angusto luogo di prigionia psicofisica, il tutto gravato anche dall'assenza di supporti necessari, presidi sanitari specifici, volti ad agevolare e promuovere la salute mentale ed il benessere psicofisico dei lavoratori in divise e non, che a vario titolo operano per conto  dell'Amministrazione Penitenziaria. 

È giunto il momento di porre fine a questo lassismo, in cui vede gli Operatori Penitenziari, in particolar modo, vertere in uno stato di abbandono a sé stessi, è tempo di agire nell'interesse del benessere  comune dei propri Servitori dello Stato, per queste motivazioni, noi di F.N.L. ci faremo portavoce delle esigenze e delle problematiche del Comparto, in tutte le Sedi opportunamente preposte, conclude il leader napoletano, Giuseppe ALVITI, Segretario Generale FNL ITALIA.