Un giocatore che alla roulette punta contemporaneamente sul rosso e sul nero, che non bada a guadagnare, ma a vincere... comunque vada. Questa può essere l'immagine che meglio descrive la politica di Trump nei primi suoi due mesi alla Casa Bianca.
L'America prima di tutto di Trump si è materializzata in una serie di provvedimenti che, come già era evidente nella stessa campagna elettorale, si sono rivelati spesso, se non sempre, tra loro contraddittori.
Gli interessi economici degli americani devono essere garantiti con il protezionismo. Questo il mantra del tycoon newyorkese. Pertanto, sono stati annullati i precedenti accordi commerciali con i paesi dell'oriente, Cina esclusa, e con il Messico. Questo per favorire la produzione di beni nel paese con la creazione di nuove fabbriche all'interno degli Stati Uniti e con l'assunzione di manodopera locale.
Un favore ad alcuni stati del mid-west dove la deindustrializzazione aveva generato vaste sacche di povertà. Contemporaneamente, però, Trump vuole abbassare la tassazione alle persone ad alto reddito, ha diminuito la spesa pubblica con conseguente diminuzione dei servizi gratuiti e ha rivisto, al ribasso, il piano di assistenza sanitaria di Obama, tanto che entro un anno 14 milioni di persone, e 24 milioni nei prossimi dieci anni, rimarrano prive di assistenza medica.
Dove sia la coerenza in queste scelte è difficile da comprendere: da una parte Trump vuole fornire un reddito a chi non lo ha e dall'altra priva le stesse persone della possibilità di curarsi.
E che dire dell'ambiente, la cui tutela è direttamente collegata alla salute. L'EPA ha subito un taglio drastico al proprio mantenimento, mentre viene favorita in tutto e per tutto l'industria estrattiva.
Sul piano militare, Trump ha aumentato le spese e poi vuole abbassare il contributo degli USA al mantenimento della NATO, d'altronde, la sua intenzione è quella di rafforzare le difese sul suolo americano. Però, contemporaneamente, annuncia un piano faraonico - oltre che irrealizzabile - di ampliamento della flotta con nuove navi e nuove portaerei che, in genere (!), vengono utilizzate per operare all'estero.
E che dire dei rapporti con la Cina! Trump ospita il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping nella sua residenza in Florida e poi tratta con Taiwan per la fornitura di armamenti. Nel medioriente sembra dar via libera a Netanyahu per far inglobare la Cisgiordania nei confini di Israele e poi telefona ad Abu Mazen e lo invita alla Casa Bianca.
L'unica coerenza che Trump ha dimostrato di avere è nei confronti di immigrati - messicani e islamici - e rifugiati. In questo caso, le decisioni di Trump sono state coerenti. Va ricordato però che le sentenze di alcuni giudici federali lo hanno irritato tanto da creare una crisi istituzionale con il potere legislativo che, secondo Trump, non dovrebbe essere indipentente, ma subordinato alle sue volontà.
Dopo soli 60 giorni di governo, non si può dire che Trump non abbia disatteso le aspettative (negative) che molti avevano in merito al suo mandato. A questo punto c'è da chiedersi che cosa potrà inventarsi per i prossimi mesi. Viste le premese l'unica certezza che si può avere è la preoccupazione per quello che ancora potrà fare.