Questo il contenuto della lettera, scritta da Francesco lo scorso 20 giugno e diffusa oggi dalla Sala stampa vaticana, inviata all'arcidiocesi di Agrigento e alla parrocchia di Lampedusa in occasione della visita che il Papa fece sull'isola dieci anni fa, all'inizio del suo mandato.

... Carissimi, in questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro.Sono trascorsi dieci anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balìa del mare, è approdato sulle vostre coste. Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze; Dio ancora ci chiede: “Adamo dove sei? Dov’è il tuo fratello?” Vogliamo perseverare nell’errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l’armonia costitutiva tra Lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione.In tale contesto, tutti siamo chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo. Vi esorto perciò a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte, ma siate cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza. ...

Il Papa, per dar forza a ciò che dice, dovrebbe però evitare di partecipare a manifestazioni parafasciste, come l'ultima che in via della Conciliazione lo visto affiancato alla ducetta d'Italia, sua eccellenza Giorgia Meloni, che nell'occasione aveva pure indossato i panni di papessa. 

Non che altri politici, italiani e non, abbiano fatto molto e di più rispetto a lei nel salvare e accogliere i migranti, ma ostacolare l'attività delle navi umanitarie per impedire loro di salvare più vite possibile dall'annegare nel Mediterraneo e aumentare i centri di detenzione invece che quelli di accoglienza non va certo nella direzione oggi auspicata da Francesco.

E farlo notare, a gente simile, sarebbe opportuno, oltre che dovuto... specialmente da parte di un Papa che, giustamente, descrive la morte di innocenti come un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti.