Dal 17 gennaio al 18 marzo 2023 a Milano, alla galleria M77, sarà aperta al pubblico la mostra TANO FESTA: UN ARTISTA ORIGINARIO, a cura di Francesca Alfano Miglietti, con la collaborazione dell'Archivio Tano Festa diretto da Anita Festa per la consulenza tecnico scientifica.
L’esposizione, che conta prestiti importanti provenienti dalla Collezione Olnick Spanu di New York, dalla Fondazione Jacorossi di Roma, dalla Galleria Il Ponte di Firenze, dalla Galleria La Nica e dalla Galleria Marchetti di Roma, raccoglie circa 100 opere dell’artista, realizzate tra 1960 e 1987.
In mostra quadri e disegni di diversi periodi – pitture, sovrapposizioni, collage fotografici, porte, finestre, persiane, armadi, specchi, pianoforti e obelischi – che sottolineano la potenza di Tano Festa, autore di un’operazione artistica sofisticata ed estraniante, fino alla messa in evidenza della sua ammirazione dichiarata per le atmosfere e per la pittura di De Chirico, del suo amore per Roma come città eterna, della sua attenzione per i maestri del colore e per i coriandoli.
Capace di dialogare con epoche e stili diversi, facendo esplicitamente riferimento a immagini e a elementi iconografici codificati, in una sorta di racconto visivo in cui la pittura non può che nascere dalla pittura stessa, Tano Festa sceglie di essere un artista originario e non semplicemente originale.
Come scrive in catalogo Francesca Alfano Miglietti: “Una delle caratteristiche salienti di Tano Festa è la sua attrazione per il cielo, un cielo azzurro solcato da nuvole bianche che distingue molti suoi lavori. Il cielo è una sorta di manifesto poetico per Tano Festa perché, come la sua pittura, è continuamente mutevole e obbliga lo sguardo in alto. Già nel 1965, anno del suo primo viaggio a New York, realizza una serie di cieli. Il cielo di Tano Festa diventa sempre più dinamico, diviso in riquadri, attraversato da strisce e palline. Molti i titoli riferiti al cielo, Le dimensioni del cielo, Tricromia del cielo, Bicromia del cielo, Grande nuvola, Cielo meccanico, Cielo Newyorkese, e poi Armadio con cielo, Un cielo solo per anime, Il Cielo (Monumento celeste per la morte di un poeta – dedicato a Francesco Lo Savio, Un cielo solo per Anna… Sfondi azzurri e raggi solari, un inno alla serenità, ricercata per tutta la vita.”
“L’arte è plagio”, affermava provocatoriamente l’artista, creando la propria unicità proprio attraverso le opere d’arte che lo hanno preceduto. Tano Festa realizza una sua personalissima forma di figurazione, in un’inedita rivisitazione del classico, non solo di pittura, ma anche di poesia e di letteratura, scegliendo sempre immagini visionarie e oniriche. Costante il suo interesse per la parola scritta e per gli autori di versi, come Sandro Penna: si racconta che nel 1955 Festa regalasse poesie ai passanti sulla scalinata di piazza di Spagna.
Già nel 1960 Festa abbandona la gestualità informale e realizza i suoi primi dipinti monocromi, scegliendo spesso il colore rosso solcato da strisce di carta, imbevute dello stesso colore: un rosso che ricorda una materia organica come il sangue, ma anche la luce utilizzata nella camera oscura nella fase dell’impressione fotografica.
Fortemente consapevole della grandezza della tradizione artistica italiana, Tano Festa dalla metà degli anni Sessanta inizia a realizzare opere in cui appaiono stralci fotografici della Cappella Sistina o delle Tombe Medicee, realizzati con pittura a smalto su tele emulsionate, suggerendo come, per un artista italiano, l’immagine di una merce non possa essere un’icona interessante, ma è la stessa arte italiana ad essere ‘popolare’, grazie a quelle stesse immagini riprodotte centinaia di volte su milioni di magliette, borse, ombrelli, cartoline, calendari, etc.
A New York, nel 1967, in uno studio al Chelsea Hotel, Festa dipinge solo immagini tratte da Michelangelo, soprattutto dall’Aurora delle Tombe Medicee, intitolando tutte le opere: Michelangelo according to Tano Festa.
All’inizio degli anni Settanta le figure, che sono ancora immagini dell’arte del passato, vengono proiettate sulla tela, ma riproposte in modo più frammentario, fino, a volte, a perdere quasi del tutto il loro legame con l’opera di provenienza. Insieme a queste tele, Festa mette a punto un tipo di composizione in cui campeggia il nome di un pittore dell’Ottocento, a volte con la data di nascita e di morte, come fosse una lapide: William Turner del 1971, o il ciclo di opere intitolate Omaggio al colore, in cui campeggiano le scritte: “Manet”, “Cezanne”.
Dopo la serie delle Piazze d’Italia, ispirate a De Chirico, negli anni Ottanta realizza la serie dei Coriandoli, in cui lancia pezzetti di carta su una tela impregnata di materia pittorica, e la serie di opere in cui sceglie una figurazione che rilegge Munch, Bacon e Matisse.
La mostra espone anche i lavori su carta, che tracciano la complessità della sua visione dell’arte, mai banale e ripetitiva, ma piena di mistero e di annotazioni intime.
Per la mostra sarà realizzato un catalogo delle opere in mostra, con un testo critico di Francesca Alfano Miglietti, e varie testimonianze dell’epoca, con la collaborazione dell'Archivio Tano Festa diretto da Anita Festa per la consulenza tecnico scientifica.