"Riteniamo le affermazioni di Carlo Calenda, contenute in un video pubblicato sui social in riferimento alla vertenza Marelli, gravissime e offensive non solo per la Fiom e la Cgil, ma anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori. In un momento così delicato in cui la vita, il lavoro, l'occupazione sono a rischio, leggere di un esponente politico che al posto di difendere i lavoratori specula per un minuto di celebrità rende poco onorevole il ruolo di deputato della Repubblica”, spiegano: “La Fiom e la Cgil, in questi anni, non hanno mai smesso di battersi per la dignità del lavoro, la difesa dei posti di lavoro e per un vero piano industriale di Marelli in grado di garantire futuro agli stabilimenti italiani e alle lavoratrici e ai lavoratori.Accecato dall'odio contro il segretario generale della Cgil, Carlo Calenda dimostra di non sapere nulla e di non essersi nemmeno documentato su quanto i lavoratori e il loro sindacato hanno fatto in questi anni.Abbiamo difeso la fabbrica, gli impianti, i posti di lavoro anche quando le case tremavano per le scosse del terremoto del terribile 2012. Quel giorno c'era Maurizio Landini ai cancelli della Marelli di Crevalcore. Abbiamo lottato tutte le volte che vedevamo commessa un'ingiustizia; abbiamo chiesto garanzie industriali e di commesse al momento della cessione da parte di Fca; abbiamo proposto la realizzazione di un polo nazionale di componentistica per il settore automotive anche con la partecipazione dello Stato; abbiamo contrattato il rientro nel contratto dei metalmeccanici; oggi vogliamo una giusta transizione che non sia pagata da chi lavora.L'abbiamo fatto sempre con serietà. L'abbiamo fatto sempre con rispetto. Quel rispetto e quella serietà che Carlo Calenda non riconosce. Pertanto sappia che per noi non è ospite gradito al presidio permanente ai cancelli della Marelli di Crevalcore, perché noi siamo qui per difendere il futuro occupazionale e produttivo e non per un post sui social network".

Questo è quanto avevano dichiarato venerdì Massimo Bussandri (segretario generale Cgil Emilia Romagna), Samuele Lodi (segretario generale Fiom Cgil Emilia Romagna), Michele Bulgarelli (segretario generale Cgil Bologna) e Simone Selmi (segretario generale Fiom Cgil Bologna) dopo le accuse rivolte a Cgil e Fiom da Carlo Calenda in relazione alla chiusura dello stabilimento Magneti Marelli di Crevalcore da parte del fondo KKR, a cui la FCA l'aveva venduta (ad una controllata) nel 2018.

KKR ha deciso di chiudere lo stabilimento di Crevalcore, perché, a suo dire, non più redditizio, spostandone la produzione in altri siti. Da qui la polemica innescata da Calenda che attribuisce alla Cgil la responsabilità di quanto sta accadendo.

Una responsabilità riassunta dal leader di Azione stamani, prima di recarsi ai cancelli di Magneti Marelli, in questi punti: 

  1. Ottobre 2018 Elkann cede Magneti Marelli assicurando che non ci saranno esuberi. Sindacati commentano entusiasticamente l'operazione.
  2. Marelli aveva all'epoca della cessione 43.000 dipendenti di cui 10.000 in Italia. Oggi ne ha 50.000 di cui 7.000 in Italia.
  3. Aprile 2020 Elkann acquista Repubblica.
  4. Giugno 2020 il governo Conte 2 eroga garanzia Sace per 6.3 mld a favore di FCA.
  5. Azionisti si pagano in Olanda un dividendo straordinario da 5,5 mld.
    Sindacati non aprono bocca.
  6. Giugno 2021 nasce Stellantis. Governo Italiano non ottiene alcuna garanzia su investimenti e occupazione. Sindacati commentano entusiasti.
  7. Oggi Stellantis produce in Francia 1 milione di auto e in Italia 400.000.
  8. Stellantis produce negli stabilimenti italiani 7 modelli, in quelli francesi 15 modelli.
  9. In Francia tutti gli stabilimenti producono componenti per veicoli elettrici e ibridi. In Italia solo uno stabilimento.
  10. Ultimo dato disponibile indica gli investimenti Stellantis in Italia pari al 10% del totale degli investimenti.
  11. Gli stabilimenti italiani sono stati colpiti da 7.500 esuberi. Quelli Francesi 0.
  12. In Francia Stellantis ha depositato 1239 brevetti in Italia 166.
  13. Rispetto a questa situazione drammatica Landini non ha fatto dichiarazioni e non ha promosso mobilitazioni nazionali.
  14. Quando, con Marchionne, produzione FCA era del 30% superiore a quella attuale, Landini ha promosso mesi di mobilitazioni nazionali contro il nuovo contratto.

Conclusione: rispondete di questo ai lavoratori.

Nella ricostruzione di Calenda ci sono due punti di cui però il parlamentare non tiene conto. Il primo è di carattere formale, attribuendo al sindacato dei poteri che non ha, visto che non è un partito, che non ha una rappresentanza diretta nel Parlamento e che, al massimo, ha un "limitato" potere di contrattazione a causa della regolamentazione del diritto di sciopero che ha tolto allo sciopero qualsiasi potere di ricatto e leva nei confronti del datore di lavoro. Il secondo punto è diretta conseguenza del primo, visto che Calenda imputa parte dei problemi di Magneti Marelli al governo Draghi di cui lui e il suo partito sono stati ferventi sostenitori.

Calenda, però, di questi due aspetti non ne ha tenuto conto e in questa mattina si è recato, provvisto di un nutrito codazzo di media a cui evidentemente aveva dato appuntamento, ai cancelli della Marelli di Crevalcore per discutere con sindacati e dipendenti, in modo da poter poi ulteriormente alimentare via social la querelle da lui, unilateralmente, inventata.

Cosa è successo? Lo riporta Collettiva, il quotidiano on-line della Cgil: 

Appena Carlo Calenda arriva a Crevalcore, davanti allo stabilimento della Magneti Marelli, i lavoratori interrompono il presidio che era in corso evitando ogni tipo di incontro. È stata così bocciata dalla Fiom Cgil la visita di oggi dell'ex ministro dopo che la proprietà dell'azienda ha confermato la chiusura dello stabilimento. Una polemica, quella tra il sindacato e il leader di Azione, nata qualche giorno fa sui social quando l'esponente politico aveva criticato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in particolare il suo atteggiamento durante la cessione dell'azienda da parte della Fiat.Su queste questioni "non c'è una mobilitazione – è l'ipotesi di Calenda – che invece c'è stata quando c'era Marchionne, perché la Fiat e in particolare gli Elkann sono i proprietari di Repubblica, il principale giornale della sinistra italiana. Nessuno si mobilita e questo è l'inizio di una crisi molto più profonda. Io non ho vantaggi politici a scontrarmi con gli Elkann o Repubblica né a dire scomode verità su Landini e il sindacato: ma se questa verità non viene detta, questo problema non si risolverà e la deindustrializzazione dell'Italia andrà avanti".Netta la risposta dei lavoratori che hanno lasciato da solo il leader di Azione con la sua malriuscita protesta contro la Cgil.I dipendenti al presidio si sono spostati di qualche decina di metri e hanno improvvisato un'assemblea senza ascoltare il senatore, che, nonostante la Cgil gli avesse fatto sapere che non era gradito ospite al presidio per le sue accuse a Maurizio Landini e al sindacato, si è ugualmente presentato. "Non mi volete parlare", ha gridato Calenda ai lavoratori mentre si allontanava, senza ottenere risposta".

Morale?

In Italia sembra assurdo pretendere che politici e parlamentari facciano il mestiere per cui sono pagati prestando servizio alla comunità.

Infatti, invece di occuparsi di come risolvere i problemi, passano il tempo ad autopromuoversi sui social per acquistare visibilità (e possibili voti)... alle spalle e sulla pelle di coloro che, a loro dire, pretendono di rappresentare. Questo è ciò che Calenda ha fatto (anche) oggi.