Non inganni il titolo Suv monopattini e smartphone, perché è molto di più di un piacevole endecasillabo o di una manifestazione commerciale di evoluzione tecnica. Sono tutti e tre, le nuove tendenze della mobilità umana , dove l’impatto urbanistico si interseca e si confonde con i comportamenti individuali deviati. Stanno incidendo sul modo di vivere insieme e di concepire il proprio sé nel rapporto con gli altri.
Non è facile mantenere il distacco mentre si scrive su questi argomenti senza rischiare le derive ideologiche. Queste abbondano già abbastanza su internet, assieme agli algoritmi di fake news senza controllo, senza che mi ci debba mettere anch’io.
Occorre essere consapevoli che dietro qualsiasi manifestazione e fenomeno, esiste sempre un nesso di causa ed effetto. É il punto di partenza per cercare di capire (l’approccio soggettivo è comunque inevitabile) cosa possa, ad esempio, aver portato i consumatori a modificare i propri costumi attorno ad una serie di orpelli tecnologici (ad esempio i tre citati) che avrebbero dovuto essere un mezzo pacifico per raggiungere altri scopi, e non il fine ultimo dell’individuo. L’individualismo, che ha sempre fatto parte del carattere italico, è andato esacerbandosi negli ultimi anni per una serie di fattori. C’è ormai un’idiosincrasia strisciante tra la società ideale, che vista dall’alto mantiene urbanisticamente un’impianto comunitario, e la società reale che osservata a rasoterra è ridotta ad un simulacro. Lo vediamo in molti ambiti, ma i tre sostantivi dell’articolo ne rappresentano alcuni tratti salienti particolarmente eclatanti. Parliamone, facendo degli esempi concreti.
I SUV
Chi di noi, non è rimasto in qualche modo disorientato nell’assistere all’invasione delle nostre strade da parte di autovetture gigantesche che sembrano rispondere più alle esigenze di un ego ipertrofico che alle reali prerogative del traffico moderno e dei nostri centri urbani, che possiedono in larga misura ancora impianti di tipo medievale? Cosa è successo nel frattempo? Perché abbiamo visto praticamente sparire dai cataloghi delle case automobilistico le vetture di piccolo calibro fatte su misura proprio per la configurazione urbana delle città europee, per poi vederle rinascere maggiorate muscolarmente, mentre quelle che già lo erano sono orami arrivate allo stadio pachidermico? Nessun complotto naturalmente, è il mercato, un mercato che risponde o che rintuzza degli individui che concepiscono lo spazio attorno a sé secondo i nuovi canoni psicometrici dell’individualismo.
Suggestioni? Forse, ma nel frattempo, né la disponibilità delle materie scarse, né l’altezza media degli individui, e nemmeno la materia grigia cerebrale sono cresciute in proporzione così elevata da giustificare questi loft su quattro ruote. Spesso, nel tentativo di giustificare quella che spesso appare una scelta di acquisto scriteriata ci si nasconde dietro la motivazione familiare (la sicurezza del mezzo e l’allargamento della famiglia) o energetica, anziché ammettere che per molti è una scelta che gli psicopatologi del consumo quotidiano non esiterebbero a definire “esoterica”, avulsa da qualsiasi scopo utilitaristico. Basta fare caso alle pubblicità di automobili, per costatare come la quasi totalità delle campagne pubblicitarie riguardi ormai questo tipo di mezzo che fa leva su fattori immateriali dell’immaginario, persino metafisici. Non si tratta, in sostanza, di vendere ciò di cui hai bisogno ma ciò che vorresti essere. Entrano in gioco, cioè, tutte le sofisticazioni psicografiche di marketing che portano alla estrema differenziazione dei posizionamenti di mercato. Purtroppo, questo tipo di marketing è precipitato a cascata anche sui quei segmenti più “poveri” che avevano cercato invano di resistere alle lusinghe delle mode e degli accessori più superflui; anche lì c’era la guerra per il posizionamento di mercato, ma gira e rigira il cliente comprava una polo sulla base dell’affidabilità, del prezzo di listino e dei consumi. Oggi, invece, sempre per la logica di sofisticazione dei mercati, ecco apparire le city car che con una semplice X sul sedere si gonfiano come Hulk o con uno stupido “Cross” acquistano il valore trascendente del fuoristrada. Mezzi ormai dotati di tre serie di gruppi ottici luminosi, elettronica a profusione e sistemi multimediali integrati, di conseguenza anche il prezzo è ormai assimilabile a quello che avremmo speso 10 anni fa per una berlina media!
Mega Suv 4×4, tra i più ambiti sul mercato italiano
Ma torniamo ai SUV. Le conseguenze di questa nuova moda, si stanno riflettendo sia sul versante urbanistico del traffico cittadino, che su quello psicologico dei singoli individui, nei quali sembrano essersi liberati tutti gli spettri delle pulsioni disinibitorie più sfrenate, che una volta erano tenute al guinzaglio dagli spazi compressi dell’abitacolo e dalle senso civico della comunità.
Questi mostri della strada richiederebbero, tra l’altro, un adattamento antropologico (se vogliamo anche antropometrico) e architettonico-urbanistico che difficilmente possono avvenire in un paese come il nostro, almeno di non buttare giù tutto l’impianto urbanistico plurisecolare e ricostruirlo da zero città sul principio reticolare largo delle città nord americane. Da noi assistiamo a situazioni surreali, in cui donne a caccia di spese compulsive rimangono impantanate in mezzo al traffico nel tentativo disperato (malgrado sensori, telecamere e parcheggio assistito) di fare manovra, parcheggiare in un buco concepito per una Smart o fermarsi in seconda fila con le quattro frecce a quel punto inservibili, tanto non si passa lo stesso. Si vedono automobilisti che si incaponiscono a passare in un vicolo stretto quanto un battiscopa, con l’equivalente ingombro di due carrozze, generando traffici a senso unico. Gente bloccata su una strada di montagna nel tentativo di percorrerla fino ai limiti della gravità. Abbiamo marciapiedi divenuti ormai l’area di sosta di pneumatici grandi come gommoni, o tentativi irrazionali di fare improbabili gimkane per superare due macchine con la soddisfazione di essere primi al prossimo semaforo, invadendo nel frattempo altri sei spazi aerei, e così via.
Non bastasse ciò, (poiché ricordiamo chi ci ha venduto il SUV ha insistito sul nostro prestigio e sullo spaccio egocentrico della nostra personalità), si replicano le immarcescibili sfide stradali, nella migliore tradizione dei western spaghetti. Hanno sempre fatto parte del costume nazionale, del mito del maschio sbruffone, prepotente, capriccioso e impermeabile alle regole, di cui film come Il Sorpasso sono stati l’espressione popolare fin dagli anni ’60. Oggi siamo arrivati al paradosso in cui i Bruno Cortona sono regola che conferma l’eccezione. Racconto un episodio a cui ho assistito personalmente.
Tempo fa, mentre ero in coda sul semicerchio di una rotonda nell’ora di punta, mi è capitato (anzi è capitato a me e ad altri automobilisti attoniti) di assistere all’attraversamento geometrico dell’aiuola sopraelevata della rotonda, ad opera di un gigantesco SUV, nel tentativo per altro riuscito (chapeau!) di superare la colonna di macchine sobbalzando su e giù dal bordo cementizio ed eruttando zolle di terra dal battistrada. A quel punto, il traffico già paralizzato per l’ingorgo, lo era diventato anche per lo stupore. Ma non finisce qui! Vedevo dal mio specchietto retrovisore, un altro automobilista, di cui potevo intravvedere le smorfie di scalpitante impazienza, girare le maxi gomme nervosamente a sinistri e schizzare sull’aiuola compiendo la stessa operazione. Un tentativo di emulazione anti civica che è riuscita sfiorando la catastrofe del cappottamento.
A tutto questo, si aggiunge l’aggravante dell’arredamento interno e l’equipaggiamento elettronico di questi mezzi, che spingono sempre più persone a confondere la guida in pubblico con il salotto di casa. A furia di trafficare con gli schermi touch per cercare un brano musicale, vedere un film o chattare, finiscono per dimenticare di trovarsi nel bel mezzo delle vite altrui e scambiano la soglia di attenzione per uno dei tanti accessori dell’auto.
Concludendo sui SUV, non c’è dubbio che, al di là delle campagne pubblicitarie mirabolanti e roboanti, quello che ha dato la spinta decisiva a questa moda (che comunque avrebbe avuto dei limiti nella disponibilità economica dei privati) è stata la finanziarizzazione del commercio che, grazie al credito al consumo, ha spinto all’acquisto di beni di lusso che nessuno si sarebbe sognato di acquistare attingendo alle riserve di cassa. Ho saputo, da una fonte certa nel luogo di montagna che frequento, che ci sono persone che noleggiano i SUV anche solo per le trasferte vacanziere perché fa figo (altro che bambini) risalire le tortuose e strette valli alpine a bordo di veicoli spaziali che sfiorano i precipizi e trasformano le gallerie in corsie a senso alternato.
Non me ne vogliano i fruitori del leasing aziendale che utilizzano questi mezzi per fornire quei dipendenti che devono compiere lunghe trasferte di lavoro in macchina, facendone una specie di secondo domicilio. In questo caso la scelta appare più legittima.
Affidare questi mostri della strada a quella parte di cittadini il cui scarso senso civico è inversamente proporzionale al loro individualismo, diventa un rischio anche per tutto il resto della collettività. L’ego ipertrofico ci sarebbe comunque anche senza SUV? Certo che sì, ma un conto è desiderare di scavallare una rotonda potendolo fare un altro è volerlo ma essere confinato in una seicento come tutti i comuni mortali. Insomma, che importa che la costrizione si faccia virtù se il risultato è il bene comune.