Mi chiamo Paolo Conte, ma mi chiamo anche Maggioni, Noto, Russo, Peiré Handel, Kzenevic, cognomi che sottolineano il mio essere un italiano multietnico e uno slavo al 25 %. Cresciuto infine a Bruxelles mi considero un cittadino europeo e del mondo. Mi piace la montagna, ma non disdegno il mare, ora che sono più vecchio. Mi piacciono le minoranze etniche perché sono la garanzia di diversità antropologica che ci salva dall'omologazione, amo la storia, la poesia e la letteratura classica. Amo realizzare documentari, raccontare e scrivere storie, non nel senso di fake news, ma storie, come quelle che ci piaceva ascoltare dai nonni quando eravamo piccoli o che scoprivamo sulle vecchie riviste cartacee di attualità dei genitori (ricordate Europeo?) e i libri di favole e avventure. Storie di persone speciali, di vissuti e di fatti dimenticati o ignorati. Sono un nostalgico dei vecchi tempi, i miei tempi, quando per telefonare dovevi andare ad una cabina SIP e per conoscere qualcuno ti bastavano 5.000 lire, una macchina scassata e voglia di viaggiare. Quando si scrivevano le lettere per posta, con grossi francobolli, e solo il destinatario poteva conoscere i c…Beep! tuoi! Quando si poteva fare autostop senza rischi di essere ritrovati fatti a pezzi in una valigia. Quando l’igiene serviva solo per vivere meglio e non per richiedere anche di quella mentale. Quando il tuo aspetto era la tua eccezione, non quella del clone mediatico. Ma guardo anche al futuro, al netto della discarica presente, e invidio colui che, una volta vinte le ingiustizie, la violenza, i femminicidi, l’edonismo e la fame sulla terra, potrà camminare per primo sul suolo di Marte, portando veramente il meglio di noi. E sono fiducioso che la meglio gioventù saprà cogliere la sfida. Ma questo processo richiede un’ulteriore evoluzione della specie e non so se siamo ancora pronti. Attività: Libero professionista campo multimedia e comunicazione, bilingue italiano-francese, formazione umanistica.