Papa Francesco ha parlato con Luciano Fontana e Fiorenza Sarzanini, rispettivamente direttore e vicedirettrice del Corriere della Sera, della guerra in Ucraina. Così possiamo riassumere quanto (direttamente e indirettamente) ha detto:

  1. Putin è colui che ha voluto la guerra in Ucraina e solo lui la può fermare.

  2. La Nato e la corsa agli armamenti hanno contribuito a promuoverla.

  3. La condanna del patriarca Cirillo per le sue affermazioni pro conflitto.

  4. Gli interessi di pochi non possono produrre un escalation che porti alla terza guerra mondiale.

  5. La suscettibilità ucraina.

  6. I piani del Cremlino.

1. "Ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di far arrivare il messaggio a Putin che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo era necessario - afferma il Papa - che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tutta questa brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa". 

"A Kiev per ora non vado... sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…".

2. Francesco parla di "un’ira facilitata" forse dall’"abbaiare della Nato alla porta della Russia" che ha portato il Cremlino a "reagire male e a scatenare il conflitto. .... Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto". 

3. "Ho ascoltato [il patriarca della Chiesa ortodossa Cirillo in un colloquio avuto in remoto il 15 marzo scorso e le giustificazioni della guerra da lui citate] e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo". 

4. Il Papa ha parlato anche dei diritti dei popoli in un mondo in guerra, quella "terza guerra mondiale" tante volte evocata e temuta. Non un "allarme", precisa, ma "la constatazione delle cose: la Siria, lo Yemen, l’Iraq, in Africa una guerra dietro l’altra. Ci sono in ogni pezzettino interessi internazionali. Non si può pensare che uno Stato libero possa fare la guerra a un altro Stato libero. In Ucraina sembra che sono stati gli altri a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio. Certo loro sono un popolo fiero".

5. Sulla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo e sulle richieste da parte ucraina che hanno portato a non fare la lettura della meditazione nella tredicesima stazione, guidata da una donna russa e da una ucraina, Francesco ha detto di aver avuto un colloquio con l’Elemosiniere, il cardinale Krajewski, che per la Pasqua si trovava proprio a Kiev per la terza volta inviato dal Papa dall’inizio del conflitto.

"Ho chiamato Krajewski che era lì e lui mi ha detto: si fermi, non legga la preghiera. Loro hanno ragione anche se noi non riusciamo pienamente a capire. Così sono rimaste in silenzio. Hanno una suscettibilità, si sentono sconfitti o schiavi perché nella seconda guerra mondiale hanno pagato tanto tanto. Tanti uomini morti, è un popolo martire. Ma stiamo attenti anche a quello che può accadere adesso nella Transnistria".

6. Francesco ha poi rivelato che nell’udienza avuto con Viktor Orbán il 21 aprile scorso in Vaticano, il Papa ha dichiarato di aver saputo che "i russi hanno un piano. ... Così si capirebbe anche la celerità dell’escalation di questi giorni. Perché adesso non è solo il Donbass, è la Crimea, è Odessa, è togliere all’Ucraina il porto del Mar Nero, è tutto. Io sono pessimista ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi".