Giorgia Meloni prova a chiarire
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo svariate critiche ricevute da ogni dove, l’ultima proprio stamattina da parte di Bankitalia, dai suoi vari profili social prova a spiegare meglio alcune ragioni sulla manovra di bilancio. In particolare sull’elevazione della soglia a 5.000 euro nell’uso del contante. Esaminiamo queste ragioni.
Meloni afferma che il tetto al contante “sfavorisce l’economia”. Perché in Europa ci sono paesi che non hanno limiti di spesa al contante, quindi gli stranieri che magari vorrebbero spendere in Italia vanno altrove a spendere in contante.
La premessa è assurda, e conseguentemente la conclusione non è valida.
Mancano anche dati apprezzabili su quanto affermato.
Anzitutto, dovremmo ritenere che un turista faccia la sua scelta non in base al luogo che amerebbe visitare, ma in base al contante che avrebbe esigenza di spendere (uhmmm, forse non è un turista...). Vinta eventualmente quest’obiezione, si passa al limite di 10.000 euro contanti che può liberamente circolare da/per qualsiasi paese europeo. Un turista che voglia portarsi dietro quella somma massima, non si capisce perché debba volerla spendere tutta in una volta, piuttosto che in due tranche da 5.000 euro a transazione. Se è davvero un turista che se la spassa, potrebbe voler fare diversi acquisti che verosimilmente potrebbero stare nel limite dei 1.000 euro a transazione. Ma se la Meloni ha invece in mente un’affarista che deve venire a riciclare in Italia i suoi 10.000 euro, allora è un altro discorso. Ma potrebbe farlo lo stesso in dieci transazioni, anziché due; negli affari loschi basta accordarsi. Infine occorrerebbe capire quanto sia incisiva la questione per la scelta operata, ossia quanti denari da turisti/affaristi perderemmo se mettiamo la soglia a 1.000 euro come era previsto; e viceversa quanti rischi di altro genere corriamo se si insiste a metterla a 5.000.
Ha poi aggiunto che non dobbiamo temere alcun incremento sull’evasione fiscale.
Citando anche la Guardia di Finanza, la Meloni asserisce che l’aumento del contante non è un problema, perché se uno vuole evadere evade lo stesso. Rafforza il concetto citando la Germania, dove non c’è nessun limite al contante e si evade poco. Infine cita anche un grafico di Unimpresa che indicherebbe il tasso di minor evasione fiscale nel 2010, quando il tetto al contante era proprio di 5.000 euro, e così formula la paradossale conclusione: «più basso è il tetto al contante più si rischia evasione, e viceversa». Singolare il fatto che nessun governo predecessore abbia mai capito come risolvere il problema dell’evasione: bastava togliere qualsiasi limite al contante!
Qui le premesse sono ancora più assurde, al limite della stravaganza. E le conclusioni seguono la medesima sorte.
Censuriamo subito l’affermazione infame e inaccettabile del «se uno vuole evadere, evade lo stesso». Che ragionamento è da parte di un Primo Ministro? Rassegnazione? Tanto si evade, quindi che ve ne frega se alzo il contante?
Pazzesco. A dir poco.
La questione della Guardia di Finanza, che ad oggi parrebbe l’unica istituzione un po’ fuori dal coro su questo tema del contante, in realtà non si discosta poi così tanto dal coro. Zafarana, comandante generale della GdF, avrebbe in realtà affermato: «E' un fatto che consideriamo ma che per ora non desta preoccupazioni particolari. Vedremo come verrà realizzato». Una dichiarazione di puro stile, che dice e non dice, ma esplicita invece il rinvio del giudizio all’effettiva applicazione della misura. Non avendo di meglio – se non critiche ad ampio spettro – questa timida neutralità era l’unico appiglio al quale si è voluta aggrappare la Meloni.
La Germania, come l’Austria, vengono invece portate ad esempio come paesi dove, pur non esistendo un vero e proprio limite al contante, esiste un tasso di evasione fiscale molto basso. Vero. Ed è appunto per questo che in quei paesi si possono permettere di non dover limitare il contante come misura di contrasto all’evasione. In Italia, dove abbiamo già il più alto tasso di evasione fiscale dell’intera Europa, al 24,5% rispetto all’8/9 dei due paesi citati, è ovvio pure a un bambino che occorrano misure più stringenti di tracciamento. In un paese di “furbetti” (evidentemente non solo sul famigerato RdC, dove siamo appena allo 0,8%), accade anche questo e dobbiamo dunque stare attenti a mollare la corda.
Invero, il capolavoro che la Meloni ha tentato alla fine di compiere è quello di dimostrare che più si liberalizza il contante e più si riduce l’evasione. Non a caso ha citato Austria e Germania. Ma smontiamola subito citando noi la Spagna, o anche la Francia, dove il tetto attuale è di 1.000 euro in entrambe, ma c’è il tasso di evasione tra i più bassi d’Europa: tra il 6/7%, quindi ancora meglio degli altri due paesi senza tetto. Ma sono tante le tendenze opposte.
Questo ci suggerisce come i due dati messi in relazione non ci forniscano in realtà nessuna informazione; men che meno si può giungere all’assurda conclusione della Meloni, visto che esistono anche situazioni opposte.
Infine, riguardo il grafico di Unimpresa che la Prima Ministro ha sfoggiato nel suo video, occorre dire che presenta vistose incongruenze: per l’anno 2010 Unimpresa non avrebbe considerato l’evasione di alcune imposte, invece sommate per gli altri anni (rif: https://pagellapolitica.it/articoli/grafico-meloni-tetto-contante-evasione). Un grafico abbastanza farlocco, dunque. Sebbene basterebbe rilevare che l’evasione è un dato purtroppo in costante crescita, e quindi potrebbe (ma non è) anche essere logico che dodici anni prima l’evasione fosse minore, ma senza alcuna correlazione con la soglia contante che vigeva in quel periodo. Se andiamo più indietro, quando non esisteva alcuna soglia contante, noteremo addirittura che il tasso d’evasione è ancora più basso. L’evasione è correlata al PIL, che cresce ogni anno assieme alla prima, e assieme al debito pubblico (e prima o poi fanno il botto, o il “reset”, come dicono alcuni – la crescita infinita non può esistere).
Una perla a corollario è la curiosa riflessione con cui la Meloni ha voluto concludere questa parte del suo video. Lei osserva che tutti possiamo avere del contante a casa, per mille ragioni, e se non si possono spendere legalmente, allora si farà in nero.
Non è chiaro il discorso “spesa legale” e “spesa in nero”. Qui si parla di tetto di spesa: spendendone cinquemila per volta semplicemente si semplifica di più lo smaltimento del contante, sia che lo si spenda in nero piuttosto che legalmente.
Il punto è se il contante conservato in casa, che è cosa abbastanza consueta, è giustificabile o meno. Perché se non lo è si semplifica proprio il riciclaggio del nero, permettendo di spendere 5.000 euro per volta anziché 1.000.
Insomma, i tentativi di chiarire e difendere l’aumento del tetto al contante sono platealmente naufragati. Mere supercazzole senza senso. Motivazioni apparenti, con premesse assurde e conclusioni in linea. A tratti confermando anche l’obiettivo di favorire il ricircolo del nero.
Sulla questione POS a 60 euro ci si appresta, invece, a un bel passo indietro. Dunque è inutile esaminare – per ora – i vari ragionamenti che la Meloni ha voluto compiere anche su questo tema, poiché adesso la questione sarà riesaminata.
Conferme, ambiguità e vaghezze per quel che riguarda il Reddito di Cittadinanza. La Meloni ha chiarito che non intende chiarire nulla, pur chiarendo che il governo ha comunque ragione. Perdonatemi, ma è la semplice sintesi scioglilinguesca dello scioglilingua più articolato che ha fatto la Presidente. Quindi ne riparleremo sicuramente, perché la guerra ai poveri “occupabili” io non l'accetterò mai!
La “Triade Oscura della micromanovra”, di cui scrivevo qualche giorno fa, perde sempre più terreno, e come dicevo in premessa oggi è intervenuta anche la Banca d’Italia a unirsi al coro dei critici. Fabrizio Balassone in audizione sulla Legge di Bilancio affermava: «le disposizioni in materia di pagamenti in contante […] rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale […] Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici è opportuno ricordare che anche il contante ha costi legati alla sicurezza (come quelli connessi con furti, trasporto valori, assicurazione). Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito», e sul Reddito di Cittadinanza ha osservato che «la sua introduzione ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare del nostro paese […] (evitando) un milione di individui poveri in più».
Criticità rilevate anche sulla flat tax, già in odore di incostituzionalità, che tanto Bankitalia come parecchi altri, hanno accolto come uno spazio ulteriore per comportamenti elusivi o evasivi, nonché una evidente sperequazione tra la vera classe debole e quelli che sbarcano il lunario, finendo al favore di ragguardevoli soglie di fatturati.
Nel frattempo sto provando a ricordare se in passato ho assistito a manovre finanziarie peggiori: pro-evasori e anti-poveri. Ma nemmeno quella “lacrime e sangue” di Monti riesce a reggere il paragone. Mi sforzerò ancora...
Base foto: Fotogramma video da: https://youtu.be/xlGCXr4DDHM
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