"Biv Mattè, famm' capì si me pozz' fidà 'e te!"

Al brindisi sfottò di Matteo Salvini che tira in ballo oltre a Saviano anche Fazio, Toscani, Vauro, 99 Posse, Lerner e Tommas, il "noto" giornalista Campano, Roberto Saviano, risponde con una frase della serie tv Gomorra: quella del boss Pietro Savastano. La pronunciava mentre imponeva al suo sottoposto Ciro l'Immortale di bere un bicchiere di urina per dargli prova della sua fedeltà.

Proprio lui, che ha investito la sua popolarità sulle vicende oscure della malavita organizzata del napoletano e del casertano? Poteva sicuramente evitare ma, l'esibizionismo veste "Prada".

 

Due "personaggetti", per dirla alla De Luca, due miti creati per caso.

Matteo Salvini e Roberto Saviano, il primo sulla cresta dell'onda per il suo "populismo" spietato e il secondo diventato famoso per la sua retorica sul mondo di "Gomorra". Oggi si azzuffano sui social network proprio come due ragazzini il primo giorno di scuola.

Si sa, nella vita come in politica, le idee altrui vanno rispettate anche se non condivise, se ne fa tesoro per cercare l'antidoto alla "cattiva sorte", per difendersi dall' arroganza spesso esagerata della politica ma anche di quel giornalismo cinico e di parte, fattori che nuocciono gravemente alla costruzione di una società più equa, senza protagonismi e senza illusioni.

Due distinte personalità, ma un unico luogo comune: "apparire", nonostante tutto e tutti, senza guardare in faccia alla realtà che spesso è fatta di povertà e di umiltà proprio in quel Sud che ha contribuito in maniera forte a renderli eroi, evidentemente senza meritarlo.