Oggi è stata pubblicata dal presidente del consiglio Matteo Renzi quella che lui ha definito come l'enews sul terremoto, sulla ricostruzione, sul progetto casa italia.

Facendo ricorso alla retorica più dozzinale e stantia, in antitesi all'immagine di profeta del nuovo che Renzi vuole dar di sé, per dire che il terremoto nell'alto Lazio ha provocato numerose vittime (Ma quei numeri che si calcolano in decine, poi in centinaia, sono storie di persone, nostri fratelli, membri della nostra famiglia colpita. E allora il dolore si fa spazio, prepotente, cattivo dentro la quotidianità del Paese) senza neppure citarne il numero (elemento elettoralmente negativo su cui è meglio sorvolare), il capo del Governo si lascia andare all'esaltazione, quasi mistica, degli aiuti descritti come «colonne mobili di donne e uomini» che  «con la divisa o volontari ha (sic!)  immediatamente circondato i luoghi del sisma con un abbraccio concreto, operativo, immediato.»
Un abbraccio, nei sui discorsi, Renzi non lo fa mai mancare. Tanto non costa nulla.

Dopo la retorica sul terremoto, è toccato alla retorica sulla ricostruzione. Prima di tutto ha speso la carta del solito Cantone. Finché dura, il capo dell'Anti Corruzione è lo scudo per tutto e la garanzia che lui di più non poteva fare per una buona amministrazione.
«Senza annunci roboanti», ipse dixit, Renzi ha assicurato «l’impegno del governo che questi luoghi così ricchi di un passato prezioso possano avere un futuro.»
Con quali fondi e in quanto tempo, non è stato comunicato, ma in compenso Renzi ha detto che il modello per la ricostruzione non sarà l'Irpinia, ma il Friuli del 1976!
«Dovremo prendere esempio da queste pagine positive. E fare del nostro meglio per restituire un tetto a queste famiglie e restituire un futuro a queste comunità.»

Infine, per concludere, non poteva mancare un po' di sana programmazione ed un bel titolo da spendere elettoralmente: Casa Italia. Che cosa sia in concreto non è ancora stato detto, a parte che sarà un progetto che terrà «più al riparo la nostra famiglia, la nostra casa».  

Renzi ha anche aggiunto che «in Casa Italia immagino di inserire non solo i provvedimenti per l’adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull’efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità.»

Pertanto, se queste sono le premesse, considerati gli investimenti finora fatti, si spiega l'altra affermazione con cui Renzi ha introdotto Casa Italia: «È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni».

Come retorica richiede, il finale, come uno spettacolo pirotecnico, deve essere col botto: «Dunque tre fasi. L’emergenza, la ricostruzione, la prevenzione.
Tre fasi diverse, tre cantieri diversi, tre responsabilità diverse.
Ma l’impegno comune di far vedere il volto migliore dell’Italia.
Lo dobbiamo a chi è stato ucciso dal terremoto e ai loro cari.
Lo dobbiamo ai superstiti che hanno il diritto di tornare a vivere.
Lo dobbiamo ai nostri figli perché l’immenso patrimonio italiano non è nostro. Non ce lo hanno dato in eredità i nostri genitori, ma ci è consegnato in prestito per i nostri figli. Dobbiamo essere all’altezza di questa responsabilità.»

Ed anche per oggi Renzi ha fatto il suo bel temino pieno di promesse, d'altronde il futuro è il suo marchio di fabbrica, e del tutto privo di contenuti... E tutti applaudono commossi. Bene, bravo... 7+!