Domenica sera, Netanyahu ha comunicato di aver tolto l'ìincarico al ministro della Difesa Gallant, a seguito del suo discorso tv in cui invitava il premier a fermare l'iter della riforma della Giustizia, approfittando delle festività legate alla pasqua ebraica, in modo da prendere una pausa di riflessione per trovare un'intesa con le opposizioni e fermare così le manifestazioni di piazza che da 12 settimane si ripetono in Israele, provocando anche possibili falle alla sicurezza mdel Paese.

Gallant, ex generale dell'IDF, nella sua dichiarazione teneva conto anche del livello di protesta che si sta diffondendo tra i riservisti che, in numero sempre maggiore, hanno iniziato a disertare i corsi di formazione mensili cui normalmente partecipano. Da notare che i riservisti operano attivamente in missioni operative anche delicate, a partire dai piloti dei caccia. Per la loro esperienza, i riservisti vengono considerati la spina dorsale dell'esercito israeliano.

Dopo l'annuncio di Netanyahu, gli israeliani spontaneamente sono scesi in piazza, come avevano fatto 24 ore prima, ma stavolta senza un minimo di coordinamento. Secondo alcune fonti erano oltre 700mila. A Tel Aviv hanno bloccato ancora una volta la centralissima Kaplan street, mentre a Gerusalemme si sono radunati nei pressi dell'abitazione del premier, con la polizia che ha cercato di disperderli utilizzando cannoni ad acqua.

Alle proteste, stamani, hanno iniziato ad accompagnarsi anche gli scioperi, che interessano ormai tutti i settori della vita pubblica israeliana. 

Per tale motivo, tramite fonti a lui vicine, Netanyahu ha fatto trapelare che in mattinata avrebbe tenuto un discorso in cui avrebbe comunicato lo stop alla riforma della Giustizia. Però, sempre stamani, la commissione che si occupa degli aspetti tecnici di uno degli ultimi provvedimenti che compongono la riforma ha concluso i suoi lavori, annunciando l'approdo alla Knesset di un nuovo pacchetto di norme da votare. 

Dopo l'indiscrezione di uno stop alla riforma, i parlamentari del Likud adesso sembrano voler appoggiare l'iniziativa, che però non è ancora stata ufficializzata da alcuna dichiarazione di Netanyahu, mentre il leader di uno dei partiti dell'estrema destra che fanno parte della coalizione, Ben Gvir, minaccia di ritirare il sostegno all'esecutivo, paventando una crisi di governo.

Intanto, i manifestanti si sono dati appuntamento alle 14, stavolta per protestare tutti a Gerusalemme, con la folla che già adesso si sta ammassando nei pressi della Knesset.



Crediti immagine: manifestanti che si stanno dirigendo verso la Knesset