Cub Informazione & Spettacolo Teatro alla Scala di Milano

"È arrivato il verdetto ghigliottina della direzione nei confronti della giovane donna del personale di sala che dalla prima galleria ha urlato “Palestina libera” prima del concerto del 4 maggio, all'ingresso di Giorgia Meloni in palco reale. È evidente che esprimere questa solidarietà non è un fatto isolato, infatti sono milioni i giovani nel mondo che stanno manifestando per fermare il genocidio in atto a Gaza. Evidentemente, per la direzione, la giovane ha detto qualcosa da punire severamente. Nel provvedimento di licenziamento, firmato dal sovrintendente Fortunato Ortombina (non a caso voluto dall'attuale governo), viene sottolineato che ella ha tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio, ma a noi vien da dire che lei ha dato retta alla sua coscienza. L'obbedienza non è più una virtù, così come scrisse Don Milani.A Giorgia Meloni la direzione del Teatro per compiacenza offre la testa della ribelle che intendeva denunciare il silenzio complice del suo governo verso il genocidio che si compie tutti i giorni a Gaza.Metteremo in campo tutte le azioni sindacali per difendere questa coraggiosa ragazza a cui va la nostra massima solidarietà. Difenderemo il diritto al lavoro e il diritto a manifestare il proprio pensiero. In questo Teatro sembra di assistere al restringimento di tutti gli spazi democratici in sintonia col decreto sicurezza che il governo ha appena sfornato".

Lo scorso  4 maggio in occasione del concerto per il meeting annuale della Asian Development Bank, al momento dell'ingresso in sala, nel palco reale,  di Giorgia Meloni, una giovane studentessa dipendente del teatro, ha srotolato uno striscione al grido di "Palestina libera". 

"È stata subito portata fuori dalla polizia", ha ricordato Roberto D'Ambrosio, sindacalista del Cub nella Scala. "Nei giorni successivi non l'hanno fatta lavorare. Poi è stata licenziata. Ne colpiscono uno per educarne cento, con un atteggiamento di autoritarismo gratuito. Per questo la difenderemo".

Secondo la versione dei fatti fornita dal Cub, il Teatro contesta alla giovane maschera di aver tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio. Una violazione quindi del contratto di lavoro, che alla maschera richiede di mantenere l'ordine in sala, e di abbandono del posto che le era stato assegnato in sala: lei infatti è salita in galleria, per srotolare lo striscione.

"Siamo di fronte a una deriva autoritaria inaccettabile", ha commentato Angelo Bonelli, parlamentare di AVS. "Una lavoratrice è stata colpita con la massima severità possibile – la perdita del lavoro – per aver espresso, pacificamente e civilmente, un'opinione.È evidente che questo non è un episodio isolato. Da mesi assistiamo a un clima di crescente repressione del dissenso: dal caso di Marco Vizzardelli, esperto di lirica identificato alla Prima dell'8 dicembre 2023 per aver gridato “Viva l'Italia antifascista”, alle decine di identificazioni di cittadini che espongono la bandiera palestinese – molte delle quali sul percorso del Giro d'Italia. E ora questo: il licenziamento di una giovane donna colpevole solo di aver fatto sentire la propria voce.Non è la tutela del decoro istituzionale a muovere queste azioni, ma una ferocia ideologica che tenta di imbavagliare ogni voce non allineata. Si colpiscono le opinioni scomode, si puniscono le manifestazioni simboliche, si attacca la libertà di espressione. È questa l'idea di sicurezza e ordine che si vuole imporre nel Paese?Esprimo la mia piena solidarietà alla lavoratrice colpita da questo provvedimento vergognoso e sostengo le iniziative della Cub Spettacolo e di chi, dentro e fuori il Teatro alla Scala, si sta battendo per la sua difesa.La libertà non si licenzia".

Se nel palco reale della Scala vi fosse stato non una (post) fascista sostenitrice di Netanyahu e complice del suo genocidio, ma un presidente della Repubblica partigiano come il compagno Sandro Pertini, quella giovane non solo non sarebbe stata licenziata, ma sarebbe stata pure premiata.

PALESTINA LIBERA!