"Abbiamo appena avuto la riunione informale dei leader. Abbiamo iniziato ascoltando il Presidente del Parlamento Europeo. Abbiamo anche ascoltato Ursula von der Leyen, che ha condiviso con noi alcune riflessioni sul futuro dell'Unione Europea. Poi abbiamo cenato insieme ai leader, dove abbiamo scambiato opinioni, tenendo conto dei risultati delle elezioni e preparando la riunione formale del Consiglio Europeo che si terrà la prossima settimana qui a Bruxelles.È stata una buona conversazione e procede nella giusta direzione. Non c'è stato un accordo stasera in questa fase. I partiti politici stanno giocando un ruolo ed è naturale in un momento politico del genere. Hanno fatto proposte e nei prossimi giorni lavoreremo ulteriormente e prepareremo le decisioni che dobbiamo prendere.Vorrei insistere sul fatto che a giugno dobbiamo prendere due decisioni importanti. Una relativa al ciclo istituzionale, tenendo conto dei risultati delle elezioni nel Parlamento Europeo. E dobbiamo anche prendere un'altra decisione importante sull'agenda strategica. Abbiamo iniziato a lavorare su questo molti mesi fa, a Granada, con la Dichiarazione di Granada. Pochi giorni fa ho inviato una bozza con alcune proposte per l'agenda strategica a tutti i colleghi. Sarà un argomento all'ordine del giorno la prossima settimana. Sono fiducioso che possiamo anche concordare sull'orientamento perché dobbiamo concordare su un team e dobbiamo concordare su un programma. Questo sarà l'orientamento per il prossimo ciclo istituzionale".

Queste le considerazioni espresse in una nota pubblicata nella notte dal Presidente Charles Michel dopo la riunione informale dei Leader del Consiglio Ue a Bruxelles per concordare i nomi di coloro che occuperanno i ruoli chiave delle istituzioni europee nella prossima legislatura.

Ursula von der Leyen (Germania, Popolari), presidente della Commissione europea; Antonio Costa (Portogallo, socialisti), presidente del Consiglio europeo; Roberta Metsola (Malta), presidente del Parlamento europeo (che comunque decide autonomamente); Kaja Kallas (Estonia, liberali), alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza: questi i nomi concordati ieri dai leader che rappresentano la maggioranza dei voti ottenuti da popolari, liberali e socialisti nell'ultimo turno elettorale del rinnovo del Parlamento Ue.

Così, ieri, Meloni ha preso atto della realtà dei fatti e ha masticato amaro.

Non è servito a farle confermare quei nomi il via libera all'acquisizione di ITA da parte di Luftansa e neppure il favore fattole dalla von der Leyen (secondo Politico), che avrebbe fatto mettere in un cassetto il report sulla "condizione" dei media in Italia, che sarebbe stato uno schiaffo in faccia alla premier.

Meloni, a sentire le fanfaronate dei media italiani, si era convinta che i fascisti avessero vinto le elezioni europee ed è andata a Bruxelles per averne il giusto riscontro. La realtà, purtroppo per lei, è un'altra e adesso sembra averla scoperta. Che cosa ha detto allora Meloni?

Che secondo lei non sarebbe un iter corretto presentare un pacchetto già confezionato di nomi, senza prima aver effettuato una discussione collegiale e complessiva sull'idea di Unione per i prossimi anni (!!!), pretendendo che all'Italia venga "riconosciuto il giusto peso", come Paese fondatore, seconda manifattura d'Europa, terzo Stato per abitanti, ecc.

In pratica, la richiesta concreta è stata poi formulata da Antonio Tajani e dovrebbe essere rappresentata dall'ottenere la vicepresidenza della Commissione e un commissario con deleghe di peso, anche se non sono ancora state indicate.

C'è poi l'altro aspetto, quasi patetico, relativo al fatto che Meloni pretenda di far parte della maggioranza nel Parlamento Ue, con il gruppo ECR, ma il problema è che nessuno (o almeno gran parte) di coloro che fanno parte di popolari, socialisti e liberali vuole avere a che fare con i fascisti... post o neo che siano.

Il premier polacco Donald Tusk, nel corso del pre-vertice Ppe, lo ha detto chiaramente: "Penso non sia il mio ruolo cercare di convincere Meloni (a supporto della candidatura von der Leyen). Se capisco bene ora abbiamo una maggioranza nel Parlamento europeo e credo sia più che sufficiente per organizzare il nuovo paesaggio politico, inclusa la presidenza della Commissione".