Sembra oramai evidente che i vertici RAI, servizio pubblico, abbiano abdicato alla gestione della cosiddetta “rete TV ammiraglia”, RAI 1, cedendo pieni poteri per la sua direzione alla coppia Amadeus-Vespa.

Fino a ieri era solo Bruno Vespa che si poteva permettere di entrare a gamba tesa sui palinsesti spostando a suo piacimento i programmi per inserire le edizioni speciali del suo “Porta a Porta”, quasi sempre per compiacere potenti in auge in quel momento. 

Un abuso di licenza che dura oramai da oltre 25 anni, cioè dal lontano 1996.

Molto meno datato, ma non meno invasivo, è l’abuso di licenza di cui approfitta Amadeus che, dotato peraltro di un dozzinale e grossolano “savoir faire”, è incapace di valutare e comprendere come e quando frenare la sua assoluta smania di protagonismo.

Sembra, infatti, non bastargli la libertà di dare in pasto alla sua ambizione ogni nuovo programma in onda sul canale RAI 1.

Sembra anche non accontentarsi della licenza di intromettersi, quando gli aggrada, nelle edizioni dei TG nazionali per annunciare ogni sua pur banale scelta.

Non sembra neppure appagato dal potere concessogli di fare squallido nepotismo assegnando a sua moglie presenza e ruoli nei suoi programmi.

Ebbene no! … questa volta ha deciso veramente di esagerare!

In combutta con l’altro despota televisivo, Bruno Vespa, ha deciso di ospitare nella serata conclusiva del 73° Festival della Canzone di Sanremo un video messaggio del presidente ucraino Zelensky.

“Zelensky? Ma che c’azzecca con il Festival della Canzone?” si sarebbe chiesto l’ex PM Antonio Di Pietro.

In effetti di cosa potrà parlare il presidente Zelensky se non dell'aggressione russa all'Ucraina?

Ora, a meno che Zelensky non si presenti in video per stornellare un pot-pourri di canzoni della tradizione ucraina, il suo intervento non solo appare del tutto strisciante e fuori luogo, ma sarebbe perfino irrispettoso nei confronti dello stesso presidente ucraino ergerlo a protagonista in un contesto festaiolo e gioioso.