La Cina nel 2017 è diventata il secondo importatore al mondo di GNL o gas naturale liquefatto. Ricordate il cielo di Pechino durante le Olimpiadi? Per evitare che le condizioni delle grandi metropoli potessero ulteriormente peggiorare, il governo cinese si è convinto, da tempo, di dover sostituire il carbone con il gas per ridurre l'inquinamento.

Una buona opportunità per gli Stati Uniti, specialmente dopo che Trump ha dato nuovo impulso all'utilizzo di energia fossile, abolendo i vincoli imposti dall'amministrazione Obama.

Così, la Cina ha acquistato quasi il 14% di tutto il GNL prodotto negli Stati Uniti tra febbraio 2016 e maggio 2018.

Inoltre, la Cina non ha smesso di utilizzare il petrolio, tanto che tuttora ne è il più grande importatore al mondo. E anche gli Stati Uniti, naturalmente, hanno contribuito a rifornire Pechino di greggio.

Ma negli ultimi mesi le importazioni di GNL e greggio dagli Stati Uniti sono calate fin quasi a ridursi a zero, a giugno e luglio. Ed oggi sappiamo il perché.

Lo stesso giorno in cui il gruppo petrolifero Sinopec, controllato per il 75% dal governo cinese, ha sospeso le importazioni di greggio, Pechino ha annunciato che il GNL sarà incluso nella lista dei prodotti Usa, per un valore di 60 miliardi di dollari, su cui verranno aumentati i dazi di importazione come ritorsione a quanto annunciato un paio di giorni fa dall'amministrazione Trump.

Adesso sappiamo dove i cinesi, per il momento, hanno deciso di colpire. E non sarà certo una buona notizia per il presidente Usa e, soprattutto, per le aziende americane che operano nel settore.

Ed ancora mancano 140 miliardi di dollari per pareggiare l'aumento dei dazi imposto da Trump su 200 miliardi di dollari prodotti cinesi.