È in corso una polemica tra l'A.N.P.I., l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, e il Partito Democratico. In che cosa consiste? L'ANPI può, come accaduto in passato, metter su banchetti alle Feste de l'Unità, gestite dal PD, ma senza però parlare del referendum confermativo sulla riforma costituzionale della ministra Boschi.

E perché non dovrebbe farlo? La risposta è semplice. Perché l'A.N.P.I., come associazione, si è espressa ufficialmente contro tale riforma. Quindi, nella logica democratica del Partito che si definisce e pretende di essere Democratico, l'A.N.P.I. può partecipare alle Feste de l'Unità, ma non può dire quello che al PD non piace. Figuriamoci, poi, far presenti i motivi del proprio No alla riforma! Impossibile.

In un'intervista del 18 agosto al Giornale Radio 3, il presidente dell'A.N.P.I. Carlo Smuraglia ha espresso tutto il suo stupore su tale scelta: «Se si invita un'associazione e le si offre uno spazio, le si deve anche lasciare la libertà di opinione. Mi pare addirittura elementare.

Dire che [la riforma costituzionale] non deve essere argomento di dibattito... perché che cosa si fa in uno spazio? Lo si usa discutendo, dibattendo, facendo parlare qualcuno. Se in questo momento è in primo piano anche il tema del referendum è logico che si può parlare anche di quello. Mi sorprende questa preoccupazione.

Dal punto di vista politico veramente mi sembra che non abbia un senso. Si vuole affermare solo la propria opinione. Questo mi pare non sia mai accaduto. In democrazia è così... si parla liberamente, ci si confronta.»

Invece, secondo il Partito che si definisce Democratico, il significato di confronto è dire quello che al Partito piace... come accadeva ai tempi del PCI. E questo, farebbe quasi pensare che abbiano ragione quelli che si ostinano a ripetere che il PD sia un partito di sinistra, addirittura comunista!

Come si dice in casi simili, il PD, pur mantenendo il punto, cerca anche di mettere una toppa ad una presa di posizione che è francamente poco difendibile. Lo dimostra la storia degli anni precedenti, dove alle Feste de l'Unità sono stati chiamati a confrontarsi politici e personalità di opposte opinioni. Senza dimenticare che una parte del partito è contro la riforma costituzionale e probabilmente inviterà a votare No al referendum!

Comunque, per il PD è diventato indispensabile risolvere la questione, e non con delle scuse ed un mettiamoci una pietra sopra come vorrebbe il buon senso, ma facendo ricadere la colpa di tutto questo sull'A.N.P.I., che viene descritta come un'associazione spaccata e quasi allo sbando, in preda a faide interne proprio a causa della presa di posizione politica (come se questa fosse una bestemmia) con il No alla riforma costituzionale.

Questo è il senso dell'articolo "Che senso ha avuto spaccare l’Anpi?" pubblicato il 19  agosto su l'Unità a firma di Mario Lavia che, citando pure la Repubblica, «paventa il rischio di una “balcanizzazione” dell’Anpi».

Secondo il cronista, da come traspare nel suo pezzo, la decisione dell'A.N.P.I. di schierarsi dalla parte del No alla riforma sarebbe giunta quasi come forzatura voluta da Smuraglia e non, come invece è avvenuto, in seguito ad un voto espresso in un Comitato Nazionale che è seguito ad assemblee preparatorie sul tema che si sono svolte nei mesi precedenti in tutta Italia! Ma questo è  meglio non ricordarlo, perché potrebbe non essere conveniente farlo conoscere ai simpatizzanti, nel caso ancora esistano, del Partito che si definisce e pretende di essere Democratico.

 

Un piccolo aggiornamento all'articolo. Nel suo pezzo, Mario Lavia, per dimostrare la sua tesi,  ha testualmente scritto: «I risultati si vedono. In Emilia il segretario Ivano Artioli, favorevolissimo al Sì, viene “sostituito” da una sostenitrice del No, Anna Cocchi. Artioli non fa polemiche e si augura che la frattura verrà ricomposta ma Repubblica scrive che è stato anche “deferito agli organi di garanzia”. Si può sapere la ragione di questo provvedimento?»

Purtroppo per Lavia e per il giornale per cui scrive, il Fatto Quotidiano ha riportato un'intervista ad Ivano Artioli che smentisce il giornale che fu di Gramsci ed ora di Renzi: «La mia posizione a favore della riforma è sempre stata chiara. Ma non ho mai ricevuto alcuna lettera di deferimento, e tuttora sono alla guida dell’Anpi di Ravenna, che conta circa 4400 iscritti. Nessuno mi ha mai toccato. Lavoro tutti i giorni”. Nessuna sostituzione. L’Anpi bolognese le ha definite “notizie false con il solo scopo di rinfocolare una sterile polemica sui rapporti con il Pd”».