In attesa di quella tanto annunciata riforma previdenziale che doveva abrogare la legge Fornero per consentire un pensionamento meno indolore ai lavoratori italiani, riforma che ad oggi, dopo circa tre anni di governo Meloni, non è ancora arrivata, la CGIL ha lanciato l’allarme sul rischio di un nuovo esodo di circa 44.000 lavoratori a partire dal 2027, a causa dell’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita.
Questa revisione, prevista ogni due anni, potrebbe aumentare di tre mesi sia l’età pensionabile sia i requisiti contributivi. Di conseguenza, molti lavoratori si troverebbero senza pensione, senza stipendio e privi di tutele previdenziali.
Il governo dovrà, quindi, decidere nei prossimi mesi se bloccare l’incremento di tre mesi dei requisiti previdenziali dal 2027 o se confermare il meccanismo dell’aspettativa di vita e, dunque, far partire l’aumento, il che renderebbe ancora più difficile accedere sia alla pensione di vecchiaia sia a quella anticipata. Se il sistema restasse invariato, si creerebbe una nuova fascia di lavoratori esodati, ovvero persone senza reddito e senza contributi previdenziali in attesa della pensione.
La CGIL sottolinea che i 44.000 lavoratori a rischio sono coloro che hanno lasciato il lavoro tramite accordi di isopensione (con scivoli fino a sette anni), contratti di espansione e solidarietà, basandosi sui requisiti pensionistici attualmente in vigore: 67 anni per la pensione di vecchiaia o 42 anni e 10 mesi di contributi per quella anticipata. A questi si aggiungono altri 21.000 lavoratori che hanno aderito ai Fondi di solidarietà bilaterali e che potrebbero subire conseguenze simili.
Il problema nasce dal prossimo aggiornamento dell’ISTAT sui dati relativi alla speranza di vita a 65 anni, che determinerà l’adeguamento dell’età pensionabile per il 2027. Il governo dovrà quindi decidere entro l’anno se confermare o bloccare l’aumento.
Senza un intervento correttivo, la pensione anticipata richiederà 43 anni e 1 mese di contributi (42 anni e 1 mese per le donne), con un ulteriore ritardo di tre mesi per l’effettivo accesso. La pensione di vecchiaia, invece, passerà da 67 a 67 anni e 3 mesi.
Il problema non si limita al 2027, ma riguarda anche gli anni successivi e l’intero sistema previdenziale. Certo è che, quando qualche mese fa è scoppiato il pasticcio del simulatore Inps che inglobava già l’incremento, l’ipotesi dell’aumento era stata bocciata dalla Lega e da Forza Italia, favorevoli al blocco della misura. Fratelli d’Italia, invece, aveva assunto una posizione più prudente.
Il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon, aveva assicurato che l’età pensionabile non supererà i 67 anni e che non ci saranno aumenti nei contributi richiesti per la pensione anticipata.
Tuttavia, il dibattito resta aperto e il governo dovrà prendere una decisione nei prossimi mesi.