A poco meno di 48 ore dalla raffica di droni e missili iraniani lanciata contro lo Stato ebraico, il governo di Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta: "rispondere all'attacco".

Intanto, Teheran, che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree, ha ammonito che l'eventuale azione armata di Israele stavolta "avrà una risposta molto dura".

Insomma, Israele non porgerà l'altra guancia e quasi certamente risponderà all'attacco iraniano, anche se non sono ancora chiare le modalità, ovvero se sarà una risposta militare di pari entità, una quasi innocua 'dimostrazione', oppure un vero e proprio attacco di guerra mirato a buttare giù palazzi e a fare strage di vite umane.

Pertanto una qualche forma di risposta bellica da parte di Israele all'attacco iraniano, che ha coinvolto più di 300 missili e droni quasi tutti abbattuti dalla contraerea, è quasi inevitabile e c'è da aspettarsela, anche se tutti noi, uomini e donne di buona fede, confidiamo sempre nella pace, nel silenzio delle armi o quanto meno in un contrattacco limitato e non devastante al punto tale da scatenare l'inferno.

Ma quello che speriamo noi è poca cosa e non incide sul futuro dell'umanità.

Quello che invece servirebbe più di ogni altra chiacchiera da salotto è che le maggiori potenze mondiali si mettessero finalmente sedute intorno ad un tavolo per dire stop alle guerre in Ucraina e Palestina.

Ma temiamo fortemente che ciò non accadrà mai, per il semplice motivo che la posta in palio è troppo alta: il governo del mondo, la sua spartizione!

Quel mondo che un tempo era diviso in due tra Usa e Urss, ma che oggi vede altre potenze scendere in campo, in primis la Cina, che vogliono anche loro la fetta di torta che gli spetta!