In base alla nota rilasciata ieri dal Mef il Governo identificherebbe come una buona notizia la possibile acquisizione di Tim da parte di Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P., perché l'interesse di questi investitori a fare investimenti in importanti aziende italiane sarebbe positivo per il Paese.

Ma chi è KKR? È una società con sede a New York specializzata nel segmento di leveraged buyout che dalla sua fondazione ha completato oltre 400 miliardi di dollari in transazioni nel settore del private equity. Nel 2017 la somma amministrata è di 153 miliardi di dollari.

Che cos'è il  leveraged buyout? È un'operazione kfinanziaria  finalizzata all'acquisizione di una società mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa. In pratica, si acquisisce un'azienda comprando la quasi totalità delle sue azioni tramite denaro preso a prestito dalle banche e a garanzia della somma ricevuta si mettono i cespiti della società che si vuole acquisire.

In pratica, per Tim si vuol ripetere l'operazione fatta a suo tempo da Colaninno, con una differenza.

KKR vuole acquisire le azioni Tim facendosi prestare i soldi dalle banche mettendo a garanzia gli asset della stessa società, così se non si riescono a ripagare i soldi ricevuti per l'acquisto, il compratore li ripaga usando la società target stessa. 

Il fatto che KKR sia una società di private equity, questo porterà al delisting di Tim (già annunciato) in modo che la nuova proprietà si concentrerà su obiettivi e approcci a lungo termine, cosa che non accadrebbe nel momento in cui la pubblicazione dei report finanziari fosse trimestrale. Naturalmente, l'investimento di KKR sarebbe supportato dal fatturato della società e dalla vendita delle sue quote a investitori mirati... senza escludere un futuro nuovo approdo in borsa.

Dopo la notizia della manifestazione di interesse per rilevare la maggioranza delle quote della società, il titolo Tim è balzato dai 35 centesimi di venerdì agli oltre 40 di oggi.

Nel caso l'operazione andasse in porto sulla base di quanto sopra riassunto, come chiunque può immaginare, la redditività della società verrebbe aumentata tramite licenziamenti e dismissioni di asset non ritenuti sufficientemente redditizi.

Tutto questo, normalmente, finirebbe per essere un problema circoscritto ad azionisti, dipendenti e sindacati... se non fosse per il fatto che Tim detiene la parte più rilevante dell'infrastruttura di telecomunicazioni del Paese. 

Sarebbe quindi normale e positivo che una società straniera che opera nel campo della speculazione finanziaria controlli la rete fisica su cui transitano i dati alla base del rilancio presente e futuro di un'intera nazione?

E questa per il governo sarebbe una buona notizia, senza parlare dei licenziamenti che ovviamente farebbero seguito all'acquisizione?