“In queste ore in cui si susseguono notizie inverosimili e ricostruzioni surreali, mi trovo costretto ad intervenire per cercare di frenare l’ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai. È in atto un’istruttoria per verificare se ci siano stati errori relativi alla mancata partecipazione dello scrittore Scurati alla trasmissione ‘Che sarà’ di Serena Bortone, partecipazione che era prevista nel comunicato stampa ufficiale uscito la sera prima della puntata in questione.Il senso di responsabilità richiederebbe di attendere il termine dell’istruttoria prima di lasciarsi andare a commenti o conclusioni che rischiano di risultare meri polveroni mediatici, come altre volte in passato. Mi preme sottolineare che il Direttore Generale di Corporate non ha alcuna competenza sugli aspetti editoriali (dentro i quali ricade anche la scelta degli ospiti nelle trasmissioni). Nello stesso tempo, sono obbligato a ricordare che la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento. Oggi il palinsesto e la programmazione del Servizio Pubblico dimostrano pluralismo, varietà di punti di vista, di visioni e culture, finalizzate a garantire la maggior eterogeneità di racconti possibile. All’interno di un’offerta quotidiana fatta di informazione, intrattenimento, fiction, cinema, divulgazione culturale, e di una incredibile ricchezza di conduzioni, artisti e ospiti, la Rai dimostra di avere una libertà espressiva unica in Italia. Mentre imperversa su giornali e televisioni concorrenti l’ennesimo attacco strumentale al Servizio Pubblico, la Rai in tutte le sue strutture sta lavorando alla realizzazione del nuovo piano industriale proprio con l’obiettivo di trasformare questa azienda in una moderna digital media company e di fronteggiare al meglio le grandi sfide a cui è chiamata nel prossimo futuro. La stessa approvazione da parte del Cda del bilancio, con un rafforzamento dei fondamentali economici, è la dimostrazione dell’importante lavoro fatto in questi mesi per rimettere la Rai in linea con un percorso di sostenibilità economica e finanziaria. Lavoro di cui ovviamente non c’è traccia nel dibattito attorno all’azienda. La Rai è un patrimonio della nostra Nazione, oltre che un hub industriale che sostiene intere filiere produttive italiane, a partire da quella dell’audiovisivo. Credo sia mio dovere difendere il lavoro quotidiano che viene fatto da migliaia di lavoratrici e lavoratori per continuare a garantire uno dei più grandi Servizi Pubblici d’Europa".

Questo il comunicato stampa con cui oggi lo sprovvedutissimo direttore generale Rai, Giampaolo Rossi, ha inopportunamente - per lui - ritenuto necessario intervenire sulla censura con cui la sua azienda ha cercato di silenziare il monologo dello scrittore Scurati.

Per evitare la figuraccia, avrebbe dovuto ascoltare con più attenzione ciò che l'ad Sergio aveva detto sulla vicenda ("Vogliono distruggere la Rai. Ora chi ha sbagliato paghi. Nessuno mi ha informato di cosa stava accadendo"), avrebbe dovuto ascoltare con più attenzione come la Bortone l'aveva ricostruita (dicendo di aver telefonato a chiunque prima di rendere pubblica la notizia) e avrebbe dovuto ascoltare con più attenzione le parole con cui la premier Meloni ha cercato di diffamare Scurati - rimediando una figuraccia epocale - facendolo passare per un avidissimo predatore di denari pubblici per aver chiesto 1.800 euro per fornire un suo contributo alla trasmissione.

"Il senso di responsabilità richiederebbe di attendere il termine dell’istruttoria prima di lasciarsi andare a commenti o conclusioni che rischiano di risultare meri polveroni mediatici, come altre volte in passato"...

Ma a chi vuole darla a bere il dg Rossi? Il risultato della sua istruttoria è già noto fin d'ora: trovare un capro espiatorio e una scusa fantasiosa per cercare di nascondere la censura di Stato messa in atto dalla tv di Stato, censura che la (post) camerata Meloni ha imposto all'azienda in base al manuale del buon fascista su cui ha studiato ai tempi del MSI, che prevede - come nel ventennio - una sistematica e completa occupazione di tutti gli ingranaggi del potere, a partire dalla comunicazione.

E per rendere ancor più fedeli i nuovi adepti che dovranno controllare i gangli del suo regime, li ha scelti tra le figure di basso profilo che mai e poi mai sarebbero arrivate a ricoprire ruoli apicali... in pratica ha sostituto dei generali con dei soldati semplici che, in questo modo, le saranno riconoscenti e fedeli per l'eternità. Lo ha imparato dall'esperienza del ventennio, da ciò che ha fatto in passato Mussolini

Il guaio è che i nuovi adepti, per tale motivo, sono e saranno sempre più realisti del re... finendo per farle fare figure di ... come quella dello scorso fine settimana. È il problema di tutti i capipopolo.

Ah... l'avevo dimenticato... Giampaolo Rossi è uno dei soldati di Meloni!