Uniti! Per amore dell'Italia, costruiamo una nuova Europa. Questo è lo slogan di Nicola Zingaretti che ha fatto da lancio alla presentazione dei candidati capilista della lista unitaria per le europee "Pd-Siamo Europei": Carlo Calenda, Caterina Chinnici, Giuliano Pisapia, Elisa Gualmini, David Sassoli, Pina Picierno, Franco Roberti, Irene Tinagli, Pietro Bartolo, Simona Bonafè.

Un ottimo mix, dove la sinistra si diluisce e si scolora tra liberisti, ex montiani e renziani. Già solo a leggerne l'elenco, i nomi presentati oggi da Zingaretti fanno pensare che il suo Pd non sia in fondo per nulla diverso da quello di Veltroni prima e Renzi poi. Il cosiddetto "ma-anchismo" del partito a vocazione maggioritaria sembra ancora essere la linea guida di Zingaretti, che per voler rappresentare tutti, dai padroni agli operai, immancabilmente finirà per non essere credibile né agli uni, né agli altri.

È un concetto tanto difficile da capire? Pare di sì. Non lo ha capito Veltroni, non lo ha capito Renzi e adesso non lo ha capito neppure Zingaretti che, stando così le cose, nonostante il suo passato comunista, sembra voler costruire non un partito socialdemocratico, ma una riedizione di quella che una volta era la Democrazia Cristiana. Politicamente, al di là di come uno la possa pensare, la scelta può essere anche logica, specialmente guardando alla progressiva erosione di consensi di Forza Italia che in passato riusciva ad attirare i consensi dell'elettorato moderato.

Rimane però sempre una domanda a cui non si riesce a dare una risposta: ma che cavolo ha a che vedere un partito del genere con il socialismo? E perché il Pd si ostina a volersi definire socialista? In Europa esiste il gruppo dei popolari... che il Pd chieda di farne parte! E in Italia perché continuare ad aggiungere sinistra al termine centro? Basterebbe che il Pd dicesse siamo un partito di centro e tutto sarebbe risolto... avrebbe pure senso e anche dal punto di vista dei consensi ne guadagnerebbe.

Che Zingaretti abbia un po' di coraggio e faccia quel passo che chiarisca una volta per tutte la vera identità del Pd, cambiandone anche il nome in quello che più gli si addice: DC.

Anche gli argomenti della campagna elettorale che i vari candidati hanno elencato non hanno molto di sinistra. Si è parlato di disfunzioni dell'Europa di oggi che sono dell'Europa delle nazioni e non delle istituzioni, auspicando più finanziamenti per l'Erasmus, impegnandosi per un'Europa che guardi alla dignità del lavoro per scommettere sulla crescita, per dare sostegno al meridione e una nuova speranza alle persone... ma soprattutto è stato chiesto, come già aveva fatto Zingaretti in apertura, un voto contro Di Maio e Salvini e contro tutto ciò che rappresentano.

E così il socialismo si scopre che ancora una volta era solo un'etichetta... anche per Zingaretti.