In base agli accordi di Parigi, che faticosamente avevano visto i principali paesi responsabili delle emisioni di gas serra impegnarsi in un piano di riduzione di tale emissioni per abbassare di un grado la temperatura media della Terra entro i prossimi anni, gli Stati Uniti si erano impegnati a ridurre le proprie emissioni di gas serra dal 26 al 28 per cento, rispetto ai livelli del 2005, entro il 2025. Gli Stati Uniti rappresentano oltre il 15 per cento delle emissioni globali di gas serra, secondi solo alla Cina.
L'importanza di tale decisione era testimoniata dal fatto che ormai tutti gli scenziati seri che si occupano di clima sono concordi nell'affermare che le emissioni di gas serra sono la causa dell'innalzamento della temperatura e del conseguente surriscaldamento del pianeta che sta provocando aumento del livello del mare, siccità e sempre più frequenti temporali, improvvisi e di inaspettata violenza.
Ebbene, nonostante tutto questo, ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha riunito la stampa nei giardini all'esterno della Casa Bianca per annunciare che gli USA si sarebbero ritirati dall'accordo globale 2015 siglato a Parigi per combattere il cambiamento climatico.
Secondo la logica di Trump, richiamandosi allo slogan "America First", l'accordo di Parigi avrebbe minato l'economia americana, causando agli Stati Uniti problemi alla sua economia e una perdita considerevole di posti di lavoro, ponendo il paese in svantaggio rispetto alle altre nazioni concorrenti. Naturalmente, sempre secondo Trump, il cambiamento del clima ed il surriscaldamento del globo sono una falsità.
La decisione di Trump, sulle questioni climatiche, associa gli Sati Uniti a paesi come Siria e Nicaragua, i soli a non aver firmato gli accordi di Parigi, siglati nel 2015 da 195 nazioni.
L'irresponsabilità di Trump non ha però sfaldato il fronte dei paesi anti emissioni. Anche se la Russia ha espresso dubbi sulla riuscita del piano dopo la decisione degli USA, nessun paese si è tirato indietro, tanto che Cina ed Europa hanno anticipato una dichiarazione comune per confermare la loro intenzione di prestar fede agli accordi.
Donald Trump è stato biasimato non solo all'estero, ma anche in patria. Molte delle principali città americane, a partire da New York, hanno detto che continueranno a seguire le indicazioni di Parigi. Per paradosso, lo stesso sindaco di Pittsburgh, il democratico Bill Peduto, ha detto che manterrà fede agli accordi di Parigi. Il paradosso sta nel fatto che Pittsburgh, città simbolo della produzione dell'acciaio, è stata citata da Trump come motivo per venir meno agli accordi del 2015!
Ma oltre ai sindaci, anche i colossi dell'industria americana come Apple, Microsoft, General Electric non hanno accolto favorevolmente la decisione di Trump, tanto da criticarla apertamente. Inoltre, Elon Musk, amministratore di Tesla, e Robert Iger, amministratore di Walt Disney, che facevano parte di un ristretto gruppo di consiglieri nominati da Trump, si sono detti contrari alla decisione del presidente americano, dimettendosi dall'incarico che avevano accettato fin dallo scorso dicembre.
A voler spiegare i motivi della scelta di Trump, che non ha nulla a che fare con le basi della logica e del buon senso, si finirebbe per elencare una serie di possibilità che varrebbero solo come supposizioni, senza ottenere niente di concreto a supporto.
Inoltre, se la scelta di Trump fosse stata dettata solo dal fatto di voler distrarre l'opinione pubblica dall'inchiesta sui suoi presunti legami con la Russia e la possibile manipolazione delle presidenziali del 2016, la sua mossa sarebbe stata di corto respiro, perché l'inchiesta del Senato e dell'FBI continua ad andare avanti ed i prossimi sviluyppi potrebbero rivelare scenari imbarazzanti.