Alla guida del Governo britannico, di questo passo, Boris Johnson rischia di rimanere da solo. Martedì, nel giro di pochi minuti, si sono dimessi il cancelliere Rishi Sunak ed il segretario alla Salute Sajid Javid.

Mercoledì si sono dimessi i ministri dell'Istruzione Will Quince e Robin Walker, oltre all'assistente del ministro dei Trasporti Laura Trott.

Le dimissioni sono dovute allo scandalo di cui è stato protagonista  il vice-capogruppo dei conservatori, Chris Pincher, voluto da Johnson a ricoprire quell'incarico, che qualche giorno fa, in un club, dopo essersi ubriacato ha iniziato a palpeggiare un paio di uomini, di cui un parlamentare. Il guaio è che Johnson ha voluto assegnare a Pincher quell'incarico, nonostante fosse informato che il politico era stato oggetto di denunce per cattiva condotta sessuale.

Lo scandalo che ha colpito Johnson si aggiunge a quello dei party durante il lockdown, per il quale è stato multato, e che aveva già causato forti fibrillazioni nei suoi confronti.

Johnson deve affrontare problemi legati all'andamento dell'economia e alle conseguenze della Brexit che pesano sul consenso dei conservatori, come dimostra ad esempio la vicenda dei pescatori che operano nella Manica e che adesso si trovano a dover affrontare problemi addirittura peggiori rispetto a prima. Il premier britannico ha tentato di rifarsi una reputazione sfruttando la guerra in Ucraina e l'appoggio a Zelensky. 

Potrà Johnson superare anche questo ostacolo? Difficile crederlo, perché i parlamentari britannici vengono eletti tramite collegi uninominali e il loro comportamento viene valutato dagli elettori singolarmente, in base a ciò che hanno detto e fatto. Quindi, difficile che Johnson stavolta non venga sfiduciato dal proprio gruppo alla Camera dei Comuni... a meno che non decida di dimettersi.