La crisi politica in Friuli Venezia Giulia è ormai conclamata. Al termine di un vertice tra i segretari regionali dei partiti di maggioranza, Marco Dreosto, segretario della Lega FVG, ha annunciato che "ritenendo la crisi ormai aperta, abbiamo rimesso tutte le nostre deleghe nelle mani del presidente, confermandogli piena fiducia affinché possa decidere con la massima serenità il da farsi". Una mossa che suona come un atto di guerra, ma anche un appello disperato all'unità.
Dreosto ha poi precisato che il presidente Massimiliano Fedriga si consulterà con Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d'Italia, prima di prendere qualsiasi decisione. L'incontro è fissato per martedì 20 maggio, e sarà lì che si giocherà il futuro della giunta regionale.
Tutto è esploso con le dichiarazioni del ministro di Fratelli d'Italia Luca Ciriani, che ha criticato duramente la gestione della sanità in regione, in particolare i ritardi nell'apertura dell'ospedale di Pordenone. Parole che per la Lega hanno segnato "l'apertura irresponsabile di una crisi di maggioranza". La miccia l'ha accesa Ciriani, ma l'incendio lo ha alimentato un malcontento che covava da mesi.
Il nodo centrale è chiaro: la Lega vuole il terzo mandato per Fedriga, Fratelli d'Italia lo osteggia apertamente. Uno scontro sotterraneo che ora è venuto a galla con tutta la sua violenza. In mezzo, Forza Italia che ha scelto – almeno per ora – da che parte stare. Il segretario regionale Sandra Savino ha dichiarato "piena fiducia nel presidente Fedriga e nell'assessore Riccardi", sottolineando l'importanza di "lealtà e spirito unitario".
Con sette assessori su dieci che hanno rimesso le deleghe, la giunta è paralizzata: formalmente ancora in carica, nei fatti appesa a un filo. Fedriga ha 48 ore per decidere: o ottiene garanzie da Meloni sulla lealtà di Fratelli d'Italia alla sua leadership, oppure la crisi può degenerare in un rimpasto traumatico o, peggio ancora, in elezioni anticipate.
L'opzione del rimpasto sarebbe la via più "indolore": riequilibrare gli assetti della giunta, ridare ossigeno alla maggioranza e andare avanti. Ma è tutto tranne che scontato. Perché se Meloni non sconfessa Ciriani – il che sarebbe un'umiliazione interna non da poco – allora Fedriga rischia di trovarsi isolato.
E se il tavolo con Meloni dovesse saltare? Allora il presidente potrebbe giocarsi la carta della sfiducia, aprendo la strada a elezioni anticipate. Una mossa che avrebbe del clamoroso, ma non del tutto impossibile. Secondo la normativa vigente, infatti, Fedriga potrebbe ricandidarsi per un terzo mandato se il secondo non supera i due anni, sei mesi e un giorno. Tecnicamente, il tempo c'è.
La crisi della regione Friuli approda a Roma e se a Roma non sarà risolta con soddisfazione della Lega, difficile credere che la frattura da regionale non possa poi diventare nazionale.