Questa la dichiarazione del presidente Jean-Claude Juncker, riportata nel comunicato della Commisione Europea in relazione all'incontro del 3 febbraio a Malta tra i capi di Stato e di Governo dell'Unione in relazione alla rotta percorsa dai migranti nel Mediterraneo Centrale:

«Too many people are still dying in the Mediterranean. We have implemented actions to address the situation but we need to do more. Today we are presenting possible short and medium term actions to address the flows to and from North Africa. First and foremost, stability in Libya and the region as a whole is required. While continuing our support to this process, we can take forward actions to help make a difference, save lives and break the smugglers' and traffickers' business model – which will also impact the flows towards Europe.»

Tra le opzioni in discussione, indicate nel testo, vi è, come principale, quella di ridurre il numero di attraversamenti rafforzando il supporto e la formazione della Marina e della Guardia Costiera libica.

Non solo. Il rapporto con la Libia, nei piani della Commissione UE, dovrebbe estendersi anche alle operazioni di terra con l'avvio di politiche che promuovano il rimpatrio dei migranti verso i paesi da cui provengono.

A leggere queste dichiarazioni c'è da rimenere increduli. La situazione politica in Libia è quanto mai caotica, per non dire sull'orlo costante di una guerra civile. In più, l'unico apporto che finora le autorità libiche hanno fornito alla migrazione proveniente dai paesi dell'Africa Centrale è stato quello di centri di detenzione dove i migranti sono trattati come schiavi, prima di venire affidati ai trafficanti che provvedevano a trasportarli verso le coste italiane su imbarcazioni fatiscenti e sempre troppo piccole.

Adesso, secondo Juncker e i vari commissari dell'Unione, i libici, d'un tratto, sarebbero diventati degli interlocutori affidabili cui affidare una politica di contrasto alla migrazione verso l'Europa che utilizzi la rotta del Mediterraneo centrale.

Save the Chidren, tramite le parole di Ester Asin, Direttore dell’ufficio Advocacy Europa a Bruxelles, ha così commentato la decisione della Commissione UE:

«Ancora una volta, l’Unione Europea si sta sottraendo alla propria responsabilità di tutelare i diritti dei migranti, senza offrire alcuna garanzia a uomini, donne e bambini circa il loro futuro dopo che saranno respinti in Libia.

Respingere le persone in un paese fragile e destabilizzato come la Libia è inaccettabile. Le condizioni disumane nei centri di detenzione libici sono state più volte denunciate da varie ONG. Inoltre, non vi è alcuna certezza che le persone non saranno rimpatriate forzatamente nei loro paesi di origine

Sempre secondo Save the Children, se a Malta i leader dell’Unione Europea decidessero di confermare quanto anticipato dalla Commissione UE, "le conseguenze per migliaia di persone disperate in fuga da guerre, persecuzioni e fame saranno gravissime e si teme che un numero molto elevato di persone resterà bloccato in Libia".