Le due forze politiche che, almeno in teoria in base ai sondaggi che risalgono ad un paio di settimane fa, rappresentano la destra e la sinistra in Italia hanno una caratteristica che li accomuna: evitare di definirsi per quello che sono.
Fratelli d'Italia, guidato da Giorgia Meloni, si definisce un partito conservatore, mentre il Partito Democratico di di cui Letta è segretario si definisce un partito progressista.
Il conservatorismo di Giorgia Meloni è da lei riassunto con il "difendere le tradizioni, amare le cose degne di essere conservate, confutare il mito progressista per il quale il nuovo debba per forza sostituire il vecchio", prendendo ad esempio come riferimento culturale Roger Scruton, un tale che magnificava l'uso del tabacco sulla stampa britannica, pagato per fare il lobbista da un produttore di tabacco giapponese!
Cosa diavolo sia il conservatorismo non è chiaro, come non sono chiari i limiti temporali del passato in base ai quali dovremmo rifarci a tradizioni e riferimenti culturali perché questi siano da modello anche oggi. In pratica, per la Meloni il mondo (in senso sociale e culturale) di quando ci si spostava in carrozza non può e non deve essere diverso da quello attuale dove tra pochissimi anni saranno disponibili treni che viaggeranno ad oltre 1.000 Km/h.
Ma il conservatorismo della Meloni è comunque comprensibile. Finché non metterà mano alla Costituzione, in modo da eliminare il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, la Meloni continuerà a definirsi una conservatrice... pur negando di essere antifascista ed evitando di celebrare il 25 aprile, Festa della Liberazione. E ci sono commentatori politici che giurano che la Meloni ed il suo partito, nonostante ciò, non possano essere definiti fascisti. Senza stare a ricordare tutta la schiera di iscritti e dirigenti che giornalmente fanno il saluto romano, si chiamano camerati e pretendono di far passare un saltimbanco come Mussolini uno statista che ha fatto anche cose buone!
Per questo banale motivo la Meloni, pertanto, ha ottime ragioni per essere fascista e non ammetterlo.
Non è scusabile, invece, Enrico Letta che definisce il Pd un partito progressista. Ma se il partito fa parte del gruppo dei socialisti in Europa, perché non definirlo allora socialista? Sarebbe vergognoso? Certo pensando a Craxi, sì, ma i socialisti veri a cui far riferimento sono Nenni e Pertini. C'è qualcosa di cui non andar fieri nel socialismo?
Il Pd si definisce persino un partito liberale e riformista... in pratica, la qualunque... ma non socialista. Eppure la politica, intesa come servizio per i cittadini, dovrebbe trovare nel socialismo la massima espressione, visto che il bene comune è esteso non a singoli, ai loro gruppi familiari o a comunità ristrette, bensì alla collettività... a tutti.
E pure i democristiani di un tempo confluiti nel Pd dovrebbero pretendere di essere socialisti, visto che tutti o quasi si spacciano come cristiani e cattolici. Ma il Vangelo lo hanno letto? Il Papa, quello attuale, lo hanno mai ascoltato? Il cosiddetto miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è il banale insegnamento della necessità di condividere i beni che per alcuni sono in sovrabbondanza con gli altri che non ne hanno o non ne hanno a sufficienza. Il troppo pane e ed il troppo pesce di pochi, spezzettato ed unito risulta sufficiente per tutti.
Quindi, per definirsi socialisti, non c'è neppure bisogno di ricorrere a Marx. E allora perché presentarsi alle elezioni come "progressisti"? Essere socialisti è un marchio d'infamia come essere fascisti? Non credo.
Ma nel non voler definire socialista il Pd, il furbo Letta - come tra l'altro i suoi predecessori - pensa di raccattar consensi anche tra gli italiani che, invece, di socialismo non vogliono sentir parlare.
Ma allora, perché un socialista dovrebbe votare Pd se il Pd si vergogna di definirsi di essere socialista? E perché il Pd non vuole essere socialista quando già ci sono moltissimi altri partiti che si rifiutano di esserlo? Perché ad andare a "perder" voti dove c'è un mare di concorrenza, quando si possono facilmente trovare dove aspettano solo di essere raccolti, senza neppure durar tanta fatica?
Quello che viene da chiedersi è come sia possibile che gente del genere - mi riferisco a Letta - possa finire a fare il segretario di un partito che dovrebbe essere erede del PCI di Berlinguer?
È sinceramente un mistero... mentre, invece, non è un mistero il perché siano sempre più in pochi a votarlo.
Crediti immagine: dibattito elettorale tra Letta e Meloni organizzato dal Corriere della Sera