Il sottosegretario Franco Gabrielli, in videocollegamento, venerdì ha risposto alle domande dei giornalisti presenti nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. La necessità della conferenza è stata da lui stesso motivata con
"il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence, in realtà inesistente".
Che cosa ha detto Gabrielli? Qualcosa di molto semplice riassumibile in questi termini: da parte del Governo non è stata fatta alcuna lista di proscrizione. Nell'ormai famoso bollettino sulla disinformazione, che oggi è stato declassificato su indicazione dello stesso sottosegretario a dimostrazione delle sue parole, vengono solo citati alcuni nomi, ad esempio giornalisti o blogger, in riferimento a notizie diffuse o rilanciate. Nessun giornalista o politico è oggetto di investigazione o monitoraggio.
Ma allora la lista del Corriere con tanto di foto? Gli unici nomi citati nel bollettino, di quelli pubblicati dal Corriere, sono di Alberto Fazolo e Giorgio Bianchi. E gli altri? Evidentemente se li è inventati il Corriere.
Gabrielli ha poi precisato che il report è un semplice resoconto di dichiarazioni pubbliche, senza alcun intervento né di intelligence, né di indagine sulle persone in esso citate.
Il testo di 7 pagine "compendia" l'attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano Aise, Aisi, ufficio del Consigliere militare del premier, ministeri di Esteri, Interno, Difesa, dipartimento dell'Editoria di Palazzo Chigi, Mise, Agenzia per la cybersicuezza e Agcom.
Gabrielli adesso spera che la lettura integrale del piccolo fascicolo consegnato ai giornalisti spazzi via la bufera mediatica.
Quindi, il Corriere non solo ha pubblicato una lista di nomi facendola passare come lista di proscrizione, ma la stessa lista era pure falsa. Se questo è il giornalismo che viene praticato da chi le fake news dovrebbe combatterle, allora vuol dire che l'informazione in Italia non è messa tanto bene.
Ma Gabrielli ha detto anche altro.
"Il fatto stesso che un documento classificato sia stato diffuso è una cosa gravissima e nulla rimarrà impunito. ... Il documento è arrivato nelle mani dei giornalisti non perché sceso dal cielo. È stato editato il 3 giugno e le stesse tempistiche fanno pensare che ci sia stata una mano solerte".
Sul Corriere è stato pubblicato domenica 5 giugno, mentre il Copasir lo ha ricevuto il 6 giugno.
"La diffusione del documento è gravissima", ha ripetuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il fatto che un documento classificato sia stato dato ai giornalisti è un motivo di grande sconcerto".
Crediti immagine: Ufficio stampa Presidenza del Consiglio