Prima o poi la premier Giorgia Meloni ed i suoi ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi dovranno rispondere alla Corte Penale Internazionale de L’Aia (CPI) che al governo italiano ha formalmente sollecitati chiarimenti sulla gestione del mandato di arresto emesso dalla CPI il 18 gennaio a carico del generale libico Osama Njeem Al-Masri per gravi crimini contro l’umanità.

Il mandato di arresto era stato immediatamente segnalato al governo Meloni ed alla Polizia di Stato, per via diplomatica, tramite la nostra ambasciata in Olanda.

A sorprendere soprattutto la Corte Penale è stata la decisione del governo di Roma di liberare il criminale libico, senza alcun “preavviso e consultazione” con L’Aia, espellerlo insieme ai tre libici che lo accompagnavano, e ricondurli a Tripoli con un volo di Stato dei nostri Servizi 

Avendo sottoscritto lo Statuto di Roma del 1° luglio 2002, costitutivo della CPI con giurisdizione sovranazionale, lo Stato italiano è tenuto a cooperare con la CPI anche per la esecuzione dei mandati di arresto emessi dalla Corte .

Dopo quanto premesso appare evidente che Meloni, con i ministri Nordio e Piantedosi, siano riusciti a dar vita ad un incredibile pastrocchio che rischia di ridicolizzare il nostro Paese nel contesto interazionale.

Che si tratti di una grottesca ed assurda accozzaglia di tentennamenti ministeriali, di scollamento tra le istituzioni coinvolte, di scelte politiche oscure ed irriferibili, lo confermano le inverosimili arrampicate sugli specchi esibite da Nordio e Piantedosi nei loro tentativi di giustificare di fronte al Parlamento la gestione della vicenda Al-Masri.

Nordio non ha spiegato, infatti, perché il suo Ministero non abbia risposto alla richiesta, pervenuta dalla Corte d’Appello di Roma competente per la cooperazione con CPI, di autorizzare l’arresto attuato dagli agenti della DIGOS la mattina del 19 gennaio.

La DIGOS evidentemente era stata informata e allertata per tempo se ha eseguito l’arresto il 19 gennaio.

La Corte d’Appello, però, non avendo ricevuto alcun riscontro dal ministro Guardasigilli non ha potuto confermare l’arresto e quindi Al-Masri è tornato libero.

Piantedosi, da parte sua da dichiarato che non appena a conoscenza che a Torino era tornato in libertà Al-Masri, “vista la pericolosità del soggetto, per salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico” (ndr: ipse dixit!) ne ha disposta l’immediata espulsione dall’Italia.

Nordio e Piantedosi, però, non hanno neppure tentato di spiegare perché Al-Masri ed i suoi accompagnatori non siano stati imbarcati, come è prassi per le espulsioni, su un aereo di linea con destinazione Tripoli.

Permane, quindi, il mistero su chi (ndr: Meloni? perché? quali accordi inconfessabili ha stretto con Tripoli?) abbia deciso, autorizzato ed ordinato che un Falcon 900 dei Servizi Segreti decollasse da Ciampino per fare scalo a Torino Caselle, imbarcare Al-Masri ed i suoi accompagnatori e portarli a Tripoli dove Al-Masri è stato accolto come un trionfatore.

Meritano, invece, il “no comment” le parole  a vanvera del ministro degli esteri Tajani che, dimenticando o peggio ignorando i doveri dell’Italia che ha sottoscritto lo Statuto di Roma, pur di aprire bocca ha detto: “L’Aia non è la bocca della verità, si possono avere anche visioni diverse” … e sconsiderate come la sua!