Il carnevale di Poggio Mirteto, detto anche Carnevalone Liberato, è un carnevale che si svolge in Piazza Martiri della Libertà, nel centro storico del comune reatino. L'evento è collegato alla rivolta popolare del 24 febbraio 1861, che decretò la liberazione di Poggio Mirteto dallo Stato Pontificio. Quando la delegazione degli operai del luogo si recò dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli per chiedere l'annessione al futuro Regno d'Italia, il Commissario Generale dell'Umbria propose loro di premiare la cittadina facendo passare per Poggio Mirteto la tratta ferroviaria Roma-Orte. La popolazione decise però di celebrare la liberazione dallo Stato Pontificio anche a suo modo.
Nacque così il carnevale "anticlericale" che si tenne fino alla firma dei Patti Lateranensi nel 1929, quando il fascismo decise di sopprimerlo. La festa fu ripristinata nel 1977. Pur conservando in parte il suo carattere anticlericale, il Carnevalone Liberato di Poggio Mirteto adesso prende di mira il potere che non è più quello pontificio, ma quello repubblicano, rappresentato dai pupazzi dei politici locali fino a quello dei politici nazionali che, a fine carnevale, vengono dati alle fiamme... come tradizione richiede.
In passato furono bruciati quelli di Renzi e Gentiloni... erano loro a comandare. Oggi, ad esser dato alle fiamme, è stato quello della sora Meloni, rappresentata (si fa per dire visto il risultato) come Barbie, Fascio di Luce, mentre con la destra fa il saluto (cosiddetto) romano, che adesso va tanto di moda.
Anche lo scorso anno il pupazzo della "sora premiere" venne dato alle fiamme, senza che nessuno avesse niente da dire... neppure del manifesto satirico a corredo, che descriveva così SANTA GIORGIA DELLA GARBATELLA:
"Ave, nubile madre gloriosa, fecondata senza essere sposa dal giornalista che parla osceno, tu che hai un cognato che sa fermare il treno e una sorella capo del partito famigliare, frena gli sbarchi anche asciugando il mare, inclita madre, eccelsa statista, elimina la plebaia communista, se vuoi tassare i banchieri ladroni però non far incazzare i berlusconi, riforma la giustizia e tacita il brontolio dei giudici che intercettando i ladri vilipendiano DIO, fa che la PATRIA che fu persino antifascista, assuma un ordinamento che la renda antiabortista, restituisci il significato alla FAMIGLIA e inculcalo bene soprattutto a tua figlia, santa, dolce regina del premierato, favorisci il gaudente e affama il disperato, donaci pace armando Zelensky e arricchendo Crosetto, aiuta Netanyahu a fare dei palestinesi qualche pezzetto, veglia sul cammino dei tuoi figli ancora in purgatorio e rendi alla nazione il dimenticato FASCIOLITTORIO, punisci quei blasfemi del Carnevalone Liberato che hanno in programma un atto scellerato, vogliono raffigurarti come una pupazza e il 18 febbraio bruciarti 'n mezzo a'a piazza".
Quest'anno, invece, dopo che gli insuccessi del (post) fascismo si rincorrono l'un altro, il vittimismo dell' "anderdogghe de'a Garbatella" ha contagiato le truppe cammellate, che subito si sono scapicollate per denunciare il vile attentato alla figura della cara leader.
Nella classifica dei ridicolmente indignati, in ordine di preferenza istituzionale, non possiamo non iniziare da un (post) camerata vero, eletto seconda carica dello Stato per innegabili meriti fascisti, come testimonia il suo curriculum di militante missino, il presidente del Senato Ignazio La Russa:
"Dare alle fiamme un manichino raffigurante Giorgia Meloni è un atto ignobile e pericoloso che alimenta solo odio e che non ha alcuna giustificazione. Quanto avvenuto a Poggio Mirteto durante il “Carnevale Liberato” è l’ennesimo gesto inqualificabile nei confronti del Presidente del Consiglio e che spero trovi la ferma condanna di tutte le forze politiche. Nell’esprimere a Giorgia Meloni la mia sincera vicinanza, rinnovo l’invito ad abbassare i toni del confronto politico che mai e poi mai deve trascendere in violenza".
A rendersi ridicola anche una professionista del settore, la ministra Daniela Santanchè: "Il gesto dei predicatori dell’odio non è una carnevalata. Esprimo piena solidarietà al Presidente Giorgia Meloni per l'ignobile episodio di Poggio Mirteto. Il ripudio della violenza non può essere selettivo, ci aspettiamo una ferma condanna da tutte le forze politiche".
Non possiamo poi non citare il ministro Nello Musumeci:"L’ignobile gesto intimidatorio compiuto contro il presidente Meloni nel carnevale di Poggio Mirteto, in provincia di Rieti, da parte di qualche delinquente che si sente tutelato dal silenzio delle opposizioni, conferma quanto pesante sia diventato il clima d’odio nelle nostre città. Ormai è chiaro: la democrazia in Italia è un valore solo quando vince la sinistra; quando il voto popolare fa vincere la destra, la democrazia diventa una viltà aritmetica, da cancellare anche con l’uso della violenza".
E lo stesso vale per il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca:"Alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni esprimo la mia piena solidarietà, unitamente a quella della Giunta Regionale del Lazio, per l'ignobile episodio avvenuto al Carnevale di Poggio Mirteto in cui è stata bruciata la sua effigie. A Carnevale ogni scherzo non vale se lede la dignità e l'autorevolezza di chi, ogni giorno, lavora per il bene comune del Paese".
Pure il forzitaliano Antonio Tajani, ministro degli Esteri, non ha voluto esimersi dal manifestare la propria indignazione... ma non c'è da meravigliarsene visto che se c' è l'occasione di fare una figuraccia, lui non si tira mai indietro:"Un gesto inaccettabile. Forza Italia esprime piena solidarietà al Presidente Giorgia Meloni per l’ignobile episodio di Poggio Mirteto. La politica è confronto, non odio".
E la sora Meloni? Ha dato mandato di indignarsi ai subordinati, lei furbescamente tace. Perché lei sa che "bruciare il carnevale" è una tradizione antica, un rituale popolare per scacciare la cattiva stagione e invocare l'arrivo della primavera. Si brucia il carnevale rappresentato da una catasta di legna o da un fantoccio o da un pupazzo come, per l'appunto, quello della premier...
È il culmine di una festa dove il popolo dileggia il potere, senza paura, senza timore. Per saperlo non importa neppure aver studiato, basterebbe solo aver letto qualche libro... e neppure niente di così impegnativo... sarebbe sufficiente "Il conte di Montecristo" di Dumas. Evidentemente, per i (post) fascisti persino un libro del genere è una lettura estremamente impegnativa.