"Dopo lo stop agli sbarchi e le direttive per difendere le acque territoriali, è stata bloccata la nave dei centri sociali che pretendeva di dettare legge nel Mediterraneo. Non molliamo e passiamo dalle parole ai fatti!"

Parole come sempre allucinanti, ma che questa volta riescono ad essere pure agghiaccianti, quelle del ministro dell'Interno Matteo Salvini che si compiace che una nave non possa soccorrere in mare dei rifugiati che potrebbero fuggire da un Paese, la Libia, dove è in corso una guerra civile.

A confermare quanto sia drammatica la situazione in Libia, è di queste ore la notizia che dimostra  che l'incolumità dei migranti rinchiusi nei centri di detenzione, al centro degli scontri tra le milizie di Khalifa Haftar e quelle del governo di Tripoli di Fayez al-Serraj, è sempre più a rischio.

Nel centro di detenzione di Qasr Ben Gashir, distante circa 20 chilometri da Tripoli, alle circa 800 persone al suo interno non è stato distribuito cibo per giorni. Quando è arrivato un autobus per spostarle in un altro centro, alcuni dei detenuti si sono rifiutati di salirvi a bordo, per il timore di essere sottoposti a nuove privazioni o torture. I soldati hanno aperto il fuoco uccidendo due persone e ferendone almeno venti, anche per rubare i telefoni in possesso dei migranti. Ma il numero dei morti sembra essere salito...

 

Ma la Ong Mediterranea, da cui la Mare Ionio dipende, non ci sta. Questo è ciò che ha risposto, indirettamente, al ministro dell'Interno.

«Questo pomeriggio presso la Capitaneria di Porto di Marsala è stata notificata al Comandante e all'Armatore della nave Mare Jonio una formale "diffida dal preordinare l'attività del rimorchiatore all'esecuzione di operazioni di salvataggio in modo stabile ed organizzato" fino a quando l'unità non venga classificata come nave "SAR".

Si tratta di un atto dal solo scopo intimidatorio e irricevibile dal punto di vista legale: la Mare Jonio è infatti un rimorchiatore e nave da carico della marina commerciale italiana che, come abbiamo dichiarato fin dal principio, svolge attività di monitoraggio e denuncia delle violazioni dei diritti umani, pattugliando il Mediterraneo Centrale.

Come ogni natante, non solo ha tutto il diritto, ma il preciso dovere, fissato anche dagli articoli 489 e 490 "obbligo di salvataggio" del Codice della Navigazione italiano, di intervenire in soccorso di imbarcazioni e persone in difficoltà al fine prioritario di salvare vite umane.

Da quando, il 18 marzo scorso, la Mare Jonio ha operato il salvataggio di 49 naufraghi, siamo sottoposti ad ogni genere di pressione e tentativo di ostacolare la nostra attività, da ultimo la pretestuosa ispezione operata venerdì scorso a Marsala. Dobbiamo concludere che nel Governo italiano c'è chi avrebbe preferito che quelle 49 persone annegassero?

Mentre la Libia brucia e le persone sono giustiziate nei campi di concentramento è inquietante che tanto impegno venga profuso contro le navi della società civile invece che per salvare le vite di chi è in pericolo».

Adesso resta da vedere se e quando la Mare Ionio prenderà di nuovo il mare.