In una conferenza stampa organizzata alla Camera, "Giggino" Di Maio si è come al solito presentato sorridente davanti ai giornalisti per minimizzare le conseguenze dell'ennesima sberla elettorale - ormai fatto abituale per i 5 Stelle - alle regionali in Sardegna e per annunciare una revisione di alcune regole organizzative relative alla struttura del Movimento in un intervento il cui contenuto si potrebbe riassumere con il semplice "Tutto bbeene".
Prima di tutto, come direbbe Giggino, la nuova organizzazione del Movimento "non sarà calata dall'alto", ma sarà decisa dalla piattaforma Rousseau. In pratica, agli entusiasti creduloni a 5 Stelle il dott. Casaleggio proporrà ciò che lui ha pensato di voler cambiare nel Movimento e a loro sarà concesso credere di aver votato a favore.
Infatti, quando mai è accaduto che uno dei desiderata di Grillo e Casaleggio sia stato rispedito al mittente con tanto di pernacchia in allegato? Non se ne ha memoria.
Stabilito questo punto, vediamo quali saranno le novità, che in anticipo si è già certi che verranno approvate.
Le principali novità riguarderanno i consiglieri comunali, per i quali non varrà più il vincolo di due mandati: "Un nostro eletto in un Comune – ha spiegato Giggino – è presidio di legalità e di lotta contro i privilegi e contro la gestione disinvolta.
Dobbiamo discutere nuove regole: ad esempio, far sì che il secondo mandato non valga come tale, in modo che i nostri eletti nei Comuni possano pensare di candidarsi al Parlamento e al Consiglio regionale".
Poi, altro elemento di sostanza su cui i 5 Stelle decideranno riguarda le alleanze a livello locale, dove ci potranno essere accordi con liste civiche, ma solo a determinate condizioni: "Inizierei – ha precisato Giggino – con delle sperimentazioni: le liste civiche possono significare tutto e niente.
A volte ci sono liste create in provetta e altre volte siamo in presenza di gruppi civici che rappresentano una tradizione di collaborazione sul territorio anche interessante".
Ma Di Maio non ha neppure dimenticato di togliersi i macigni dalle scarpe rappresentati da quei parlamentari che hanno avuto la sfacciataggine, se non l'ardire di criticare e mettere in discussione l'autorità del capo politico del Movimento, cioè lui stesso in persona, personalmente... più che un'offesa, una bestemmia!
E Giggino lo ha spiegato ai presenti affermando che prima delle elezioni del 4 marzo, quelli che adesso lo attaccano "non dicevano nulla, perché c'era da essere rieletti".
Ma allora tutto si spiega. Infatti, in base a ciò che Di Maio presume, quei parlamentari già sapevano che lui fosse un incapace, ma dato che proprio per questo era stato scelto da Grillo e Casaleggio non avevano avuto il coraggio di dirglielo in faccia, perché altrimenti lui non li avrebbe rimessi in lista. Una spiegazione logica. Almeno questa volta gli va riconosciuto.
Infine, Giggino ha risposto a chi ipotizzava che lui potesse essere esonerato dalla guida del movimento. Ma quando mai! "Il ruolo del capo politico si discute tra 4 anni - ha ricordato Giggino - perché dura cinque anni. Fino ad allora quello sarà l'incarico che mi ha dato il Movimento 5 Stelle", smentendo dissidi con Beppe Grillo.
"Con Grillo - che adesso chiama per cognome e non più per nome - ci sentiamo spesso. Ci siamo sentiti oggi e ieri, non c'è nessun diverbio e nessuna tensione".
Meno male. Allora vorrà dire che Salvini potrà dormire sonni tranquilli.