Il Consiglio d'Europa (che non ha nulla a che vedere con le istituzioni dell'Ue) è un'organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi europei. Fondato il 5 maggio 1949 con il trattato di Londra, conta oggi 46 Stati membri e la sua sede istituzionale è a Strasburgo, in Francia. Lo scopo per cui fu creato era quello di evitare che le atrocità della seconda guerra mondiale si ripetessero. Per conseguire tale finalità, interviene sul rispetto dei diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. Il 17 ottobre 1989 gli è stato riconosciuto lo status di osservatore all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i Paesi membri vi è anche l'Italia.

In un rapporto pubblicato oggi  la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d'Europa ha chiesto all’Italia di istituire un organismo di parità pienamente indipendente ed efficace e di rafforzare l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali quale organismo ufficiale di coordinamento a pieno titolo. L’Italia dovrebbe in particolar modo adottare un Piano d’azione nazionale contro il razzismo, organizzare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l’uguaglianza, la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso e prendere ulteriori misure per combattere il discorso d’odio da parte di personalità pubbliche.

Dal precedente rapporto dell’ECRI del 2016, sono stati compiuti progressi in diversi ambiti. È stato sviluppato un sistema di raccolta dati sugli episodi di bullismo nelle scuole, anche per motivi di etnia e orientamento sessuale. Inoltre, sono stati messi a disposizione degli insegnanti corsi online sulla lotta al bullismo. Nel campo dell’uguaglianza LGBTI, sono stati fatti progressi con il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, con l’adozione della Strategia nazionale LGBT+ e con la disponibilità di informazioni di qualità sull’assistenza sanitaria per i pazienti transgender. Le autorità hanno introdotto anche un sistema di sostegno finanziario per i centri contro la discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere, comprese le case di accoglienza per le vittime LGBTI di violenza.

Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, alcune questioni continuano a destare preoccupazione. Lo status giuridico dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) e il suo ruolo significativo nella definizione e nel coordinamento delle politiche governative sono incompatibili con il requisito di indipendenza normalmente richiesto per un organismo di parità.

Le persone LGBTI continuano ad affrontare pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana. Inoltre, la procedura per il riconoscimento giuridico del genere continua a essere complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata. Il dibattito pubblico è diventato sempre più xenofobo e i discorsi politici hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e LGBTI.

Durante la sua visita in Italia, la delegazione dell'ECRI è venuta a conoscenza di molte testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in particolare verso la comunità Rom e le persone di origine africana. Queste testimonianze di frequenti fermi e controlli basati sull'origine etnica sono confermate anche dai rapporti delle organizzazioni della società civile e di altri organismi di monitoraggio internazionali specializzati. Tuttavia, le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale. La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione ed ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati.

L'ECRI raccomanda pertanto all’Italia di istituire un organismo di parità pienamente indipendente ed efficace, in consultazione con le organizzazioni della società civile, rafforzando al contempo l’UNAR quale organismo ufficiale di coordinamento a pieno titolo, responsabile tra l’altro dell’elaborazione, dell’attuazione e del monitoraggio dell’implementazione delle politiche e di altre misure contro il razzismo e l’intolleranza.

La premier Meloni non ha gradito: "L’ECRI, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie".

L'altro membro della maggioranza che le contende il titolo di chi tra i due sia il più (post) fascista non è stato da meno: "Polizia italiana razzista nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. Donne e uomini in divisa attaccati vergognosamente dall’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza), un ente INUTILE pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Come Lega proporremo di risparmiare questi soldi per destinarli alla Sanità anziché infangare le nostre forze dell’Ordine. Se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti a casa loro a Strasburgo".

I due politici, così come membri e iscritti ai loro partiti di riferimento, contribuiscono ad alimentare la xenofobia con dichiarazioni che "hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e LGBTI".

Di questa accusa, però, non hanno avuto niente da ribattere, evidentemente perché loro stessi non hanno avuto il coraggio di smentirla, tanto è evidente.