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La banda della Magliana è diventata un cult, un brand, ha superato in mitologia anche la mafia e le è stato attribuito tutto il male che ha colpito la penisola per vent’anni, stragi, omicidi politici, terrorismo, non manca quasi nulla. Figurarsi se non è stata indicata quale manovratrice e complice delle malefatte clericali d’alto bordo, buone per far leccare i baffi ai maniaci della pedofilia cattolica. Non che il cupolone abbia brillato per sincerità, nella sua storia: ma, inquadrato come centro di potere, nel caso, farebbe schifo esattamente quanto tutti gli altri: abbiamo mai messo il naso in monasteri di altri culti, nelle segrete stanze, tra sciamani, bramini e rab? No. Per noi, sono tutti uguali: umani, con le loro miserie.

Si insiste, però, sugli stretti legami tra alti prelati e la scomparsa della Orlandi, con annessa Gregori – che intriga meno gli spettatori, ammettiamolo, sembra un complemento, di lei non si sa nulla, è solo il duplicato meno scenografico della più nota Emanuela, che abbiamo visto, dopo il 2000, in una trasmissione per ragazzi della RAI. Poi, oltre il flauto:

ci hanno fatto ascoltare una cassetta con registrata la voce di una giovane che pare sottoposta a torture sessuali e geme di dolore ( ma sembra più un girato porno)e che si insinua sia della scomparsa;

ci hanno descritto una Emanuela innamorata di un misterioso rapitore, che gira il mondo, intravista in Francia, o forse in un convento britannico, o magari in Olanda;

a “Chi l’ha visto?” l’inossidabile Federica ha ospitato spesso il bel fratellone Pietro, unico maschio della nidiata Orlandi, passato dal look gitano con lunghi capelli neri, a un corto grigio da sosia di Claudio Baglioni, che pareva quasi sul punto di co-condurre insieme alla bionda presentatrice (“ ci scambiamo messaggini di notte” affermò all’incirca lei), salvo sparire indignato con tutta la famiglia, asserendo che l’archiviazione del caso era uno scandalo;

ritroviamo Pietro, e qualche volta la sorella Natalina che compariva più spesso in passato, in servizi su televisioni private, mentre rivendicano il diritto a far riaprire le indagini, mentre il giornalista Pino Nicotri ci porta in una strada che sarebbe l’unico, vero teatro della tragedia, consumatasi probabilmente lo stesso giorno della sparizione della ragazza, il 22 giugno 1983;

per un poco, aleggia l’ipotesi di uno scambio di persona con la figlia di un dignitario vicino al soglio pontificio e ci sfiora un turbinio di nomi eccellenti, con chiamate al centralino vaticano sparite dai tracciati, gente di cui nulla sapremo mai e vicende dei cui contorni non possiamo neppur tracciare un vago perimetro;

new entry, un’altra sorella Orlandi, Federica, che rivela di essere stata angariata da un noto molestatore romano, tale Felix e lascia trasparire il sospetto che lo stesso abbia poi ripiegato sulla più piccola Emanuela, ma questo fa sbiadire la pista vaticana, e allora ridaje, fino a ieri, sugli schermi televisivi: fascinose inquadrature del basilicone tempio della cristianità, al tramonto, tra le nuvole, a notte fonda, col sempre più curvo fratello che accusa, accusa, ma chi, che cosa? Ormai tutto sfoca in una girandola dove si coinvolgerebbero migliaia di responsabili, mezzo mondo a cui la stessa famiglia del commesso pontificio appartiene, in definitiva.

Sotto lente è papa Francesco, adesso: colpevole, si immagina, di aver pronunciato la famosa e poco felice frase “Emanuela è in cielo” durante un udienza di pochi secondi a cielo aperto tra la folla, l’unica ottenuta, lamentano gli Orlandi, che ne avevano chiesto un’altra inutilmente. 

Ci sfilano nella mente le immagini di tante persone di cui si sono perse le tracce, nei decenni, e che nessuno ha cercato, con fascicoli aperti e chiusi in un baleno, mentre per Emanuela si sono spesi tempo e soldi per più di trent’ anni: è giusto? In questi casi, un minimo di prospettiva è indispensabile, almeno per rispetto di altri svaniti nel nulla o di vittime irridente di feroci crimini.

Cosa hanno ottenuto, gli Orlandi, almeno nell’ultimo ventennio? Nulla, ed è lo stesso Pietro, ormai portavoce, ad ammetterlo: viaggi della speranza per incontrare la sorellina, tutti pronti con i regali in mano da consegnarle, senza trovare nessuno ad attenderli; lui stesso ( che presenta la serie “Scomparsi” su SKY) perde il lavoro allo IOR e finanche la cittadinanza vaticana (afferma);sottili insinuazioni da parte di scrittori, giornalisti, youtuber, riguardo alla sua famiglia, parenti vicini e lontani, amici, compagni di scuola; mentre Emanuela, o almeno il suo simulacro di quindicenne in fascetta tra i capelli o flauto tra le mani, fluttua nelle nostre menti ora scafate da tanti speciali e specialissimi sulle ragazzine perdute, scomparse, rapite, bruciate da qualche inganno: come, forse, anche lei.