Ha avuto luogo ieri sera, alla festa de l'Unità a Bologna, il dibattito sul referendum confermativo relativo al nuovo testo costituzionale tra il presidente dell'A.N.P.I. Carlo Smuraglia ed il presidente del Consiglio Matteo Renzi. A mediare tra i due, il giornalista Gad Lerner.

Riassumendo ciò che è accaduto, l'aspetto più interessante del confronto è stato quello di aver avuto conferma di quanto finora è emerso dalla comunicazione dei due schieramenti. Dalla parte del No si entra nel merito del nuovo testo costituzionale indicandone i problemi, dalla parte del Sì si rimane, invece, ai titoli e agli slogan propagandistici a supporto.

Un esempio dimostrativo. Smuraglia ha parlato del nuovo Senato, facendo notare che, dal punto di vista pratico la nuova riforma vedrà impegnati in quella Camera dei senatori a mezzo servizio che dovranno occuparsi sia di quanto avviene in regione che di quanto avviene a Roma. Come faranno? In Italia ci sono 20 regioni e 20 consigli regionali, ognuno con il proprio calendario e i propri problemi. Come potranno, i consiglieri regionali nominati al Senato far coincidere i loro impegni locali con quelli nazionali?


Una considerazione sicuramente banale, ma assolutamente pertinente, poiché questa sarà la conseguenza di quanto avverrà con la nuova Costituzione Boschi. La risposta di Renzi nel merito? I sindaci già si riuniscono per parlare dei loro problemi quando l'A.N.C.I. li chiama a raccolta... non per questo vengono meno ai loro impegni locali! Una risposta surreale, a voler usare un eufemismo per evitare di utilizzare termini più adeguati ma meno urbani, che rimarca il problema posto da Smuraglia. Naturalmente, il moderatore si è ben guardato dal ricordare a Renzi di entrare nel merito delle questioni. Quindi, anche ieri si è avuta la ripetizione di ciò a cui finora avevamo già assistito.

Nel dibattito, oltre al tema Costituzione sono stati sollevati i temi relativi alla legge elettorale e alle dimissioni di Renzi nel caso che il No vinca il referendum.

In base alla seconda questione, Matteo Renzi, rispetto al passato, sembra aver cambiato idea e, seppure in maniera sfumata, sembra che le dimissioni in caso di sconfitta siano solo un ricordo del passato.

Sulla legge elettorale, le fermissime ipotesi di Renzi sono di nuovo cambiate. Un classico. Adesso l'Italicum si può cambiare, ma le proposte devono arrivare dall'opposizione!

La platea ha diviso i propri applausi tra l'uno e l'altro dei contendenti, quasi sicuramente in base al tifo e alla propria appartenenza. Quindi non è possibile neppure proclamare un vincitore designato dal pubblico.

Se si vuol trovare comunque un aspetto positivo per quanto ieri sera si è potuto vedere, è la conferma dell'incapacità, da parte di chi promuove il Sì, di parlare della propria riforma sulla base dei contenuti e di ciò che in concreto porterà di nuovo nel funzionamento delle istituzioni italiane. Pertanto, si è avuta l'ennesima conferma della necessità di votare No!