Oltre alla salvaguardia dei posti di lavoro, l'Ilva, in sostanza l'ultima acciaieria rimasta in Italia, è indispensabile che continui la propria attività perché buona parte del fatto che il nostro Paese sia la seconda manifattura europea dipende proprio dal suo acciaio, che alimenta il nostro sistema produttivo.

Per questo, il governo non può permettersi la chiusura dell'ex Ilva e non può permettersi che si interrompa il percorso per il suo risanamento.

Che cosa fare? A quanto pare lo sta decidendo a Palazzo Chigi, in una riunione a cui partecipano il premier Giuseppe Conte, i ministri Patuanelli, Provenzano, Speranza, Costa, Catalfo e quello dell'economia Roberto Gualtieri.


Nel frattempo, è partita la polemica politica.

Dal fronte sovranista, Matteo Salvini dice che se il governo tasse, sbarchi e manette farà scappare anche i proprietari di Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operai e il futuro industriale del Paese, sarà un disastro e le dimissioni sarebbero l'unica risposta possibile.



L'altro Matteo, Renzi, gli risponde così
:

«La decisione di Mittal di disimpegnarsi da Taranto è inaccettabile. Il Governo deve da subito togliere alla proprietà ogni alibi eliminando gli autogol come quello sulla immunità voluto dal vecchio governo e sul quale avevamo messo in guardia il Ministro Patuanelli.

Per chi in queste ore fa una polemica meschina e mediocre: lo scudo penale è stato cancellato dall'esecutivo Lega-Cinque Stelle. Ma noi vogliamo soluzioni, non capri espiatori.

Indipendentemente dagli alibi, Taranto ha bisogno di un futuro e il futuro passa anche dall'acciaio. Ho firmato numerosi decreti per tenere aperta Ilva, mi sono preso di assassino da alcuni ex compagni di partito, ho subito contestazioni pesantissime. Rifarei tutto. Perché oggi il piano di risanamento c'è. E Taranto non può fare a meno dell'Ilva. Quello dell'immunità è un alibi che va tolto dal tavolo subito. Tutti, Governo e proprietà, devono mantenere gli impegni. I cittadini di Taranto lo hanno fatto. I lavoratori dell'Ilva lo hanno fatto. Adesso tocca a Governo e Mittal: non si scherza con il lavoro delle persone».


A Renzi gli fa eco uno dei suoi più convinti sostenitori e megafoni, il deputato Michele Anzaldi:

«La norma contro lo scudo penale che ArcelorMittal usa per giustificare l'addio a Taranto e all'Ilva è stata votata da Matteo Salvini nel Cdm del 23 aprile 2019, quando il suo Governo varò il Dl Crescita. Con quel decreto il Governo Lega-M5s ha dato l'alibi di fuga agli indiani.

Se oggi ArcelorMittal può paventare di voler abbandonare Taranto e Ilva, con conseguente rischio di stop a impianti e bonifica ambientale, lo si deve al Governo Salvini-Di Maio e al pasticcio del Dl Crescita. Ridicole oggi le proteste della Lega: hanno innescato loro questa bomba».