Il gabinetto di guerra israeliano e il gruppo di resistenza palestinese Hamas, lunedì, a fine mattinata non avevano comunicato la lista dei rispettivi prigionieri da rilasciare in quello che, in base agli accordi, potrebbe essere l'ultimo giorno di tregua. Domenica, sia i detenuti di Hamas che quelli di Israele sono stati liberati in base agli accordi pattuiti: 17, tra cui una bambina israelo-americana di 4 anni, le persone che dal Comitato internazionale della croce Rossa sono state trasferite da Gaza, portando a 58 il numero totale di quelle finora rilasciate dallo scorso venerdì. Successivamente, 39 detenuti palestinesi sono stati fatti uscire dalle carceri israeliane, portando così a 117 il numero di quelli liberati dall’inizio della tregua.

Hamas ha espresso il desiderio di prolungare la tregua, mentre Israele ha proposto di estenderla di giorno in giorno dietro il rilascio di 10 prigionieri detenuti a Gaza.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso la speranza che la tregua possa continuare fino al rilascio di tutti gli ostaggi. Poi ha parlato della piccola Abigail Edan, la bambina di 4 anni liberata domenica, che ha visto i suoi genitori uccisi il 7 ottobre, dichiarando che "ciò che ha dovuto sopportare è impensabile".

Nessun commento, invece, per i probabili oltre 7mila minori palestinesi (considerando i dispersi) di cui fanno parte persino numerosi neonati, massacrati in neppure due mesi dai bombardamenti dello Stato ebraico. Nessuna parola neppure per quelli feriti e per quelli sopravvissuti a quasi due mesi di bombardamenti ininterrotti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha parlato con Biden nel fine settimana, ha detto che una volta terminata la tregua riprenderà il conflitto, che ha come scopo l'eliminazione di Hamas.

In realtà, lo scopo di Netanyahu e del suo governo è quello di radere al suolo tutto ciò che esiste a Gaza e di espellerne i palestinesi sopravvissuti nelle nazioni che li vorranno ospitare. Lo stesso vale per la Cisgiordania o come la chiamano i sionisti, la Giudea e la Samaria, come dimostrano le dichiarazioni odierne del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich che ha affermato di voler stanziare nuovi finanziamenti per promuovervi l'espansione degli insediamenti.

Smotrich vuole stanziare milioni di shekel per espandere gli insediamenti israeliani nell'Area C, sbugiardando di fatto, per l'ennesima volta, chi affermi che siano i palestinesi a non volere una soluzione a due Stati come risoluzione del conflitto.

Per chi non ne fosse a conoscenza, tra i fondi utilizzati da Smotrich vi è anche un terzo delle entrate di tasse e tributi palestinesi di cui lo Stato ebraico occupante da sempre ne effettua la raccolta. Da tempo, Israele trattiene un terzo di quelle risorse come ritorsione perché Ramallah usa quei soldi anche per supportare le famiglie dei detenuti nelle carceri israeliane.

Naturalmente, in Cisgiordania continuano anche gli attacchi dell'IDF e quelli dei cosiddetti coloni ebrei che oggi in Cisgiordania hanno sradicato centinaia di ulivi, mandorli e viti nella città di al-Khader, a sud di Betlemme, secondo quanto riportato alla Wafa dal direttore dell'ufficio della Commissione per la Resistenza al Muro e agli Insediamenti a Betlemme, Hassan Breijieh, che ha precisato che gli attacchi dei coloni, iniziati ieri, sono continuati per il secondo giorno consecutivo.