Secondo fonti israeliane, è arrivato a 13 il numero di persone morte in Israele negli ultimi giorni, mentre sono oltre 350 i feriti. I missili iraniani, lanciati in risposta agli attacchi dell'aviazione dello stato ebraico, hanno colpito aree residenziali a Bat Yam, Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme.

Ancor più sanguinoso il bilancio dell'aggressione israeliana che nelle scorse ore si è concentrata su Teheran. Secondo le autorità iraniane sono stati almeno 138 i morti, metà dei quali bambini. Colpito un condominio di 14 piani nella capitale. 

In queste ore, l'esercito israeliano ha ammonito i civili iraniani che vivono nei pressi di impianti militari a evacuare immediatamente, lasciando intendere che l'offensiva proseguirà. Un alto funzionario israeliano ha dichiarato che esiste ancora "una lunga lista di obiettivi in Iran" e che l'operazione potrebbe durare settimane.

Donald Trump, dopo aver espresso sostegno all'offensiva israeliana, ha avvertito Teheran di non colpire interessi statunitensi: "Se venissimo attaccati dall'Iran, la risposta americana sarebbe di una forza mai vista prima", ha scritto su Truth Social, pur sostenendo che "un accordo tra Israele e Iran sarebbe facile da raggiungere", senza però fornire dettagli.

Il conflitto ha inoltre causato l'interruzione di negoziati sul programma nucleare iraniano, che avrebbero dovuto riprendere in Oman. Secondo Teheran, l'attacco israeliano è stato studiato proprio per sabotare i colloqui. Israele, che non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e possiede armi atomiche, intende impedire a tutti i costi che l'Iran sviluppi un proprio proprio programma nucleare, accusando il regime degli ayatollah di volersi dotare di un arsenale atomico.

Gli ultimi attacchi israeliani hanno colpito il giacimento di South Pars, principale fonte di gas iraniana, causando un incendio e il blocco parziale della produzione. L'attacco ha innescato una crescita del 9% dei prezzi petroliferi già nella giornata di venerdì.

In risposta, gli iraniani hanno lanciato i propri missili anche su Haifa, principale porto israeliano e sede di una importante raffineria che pare esser stata colpita. Le notizie "reali" sui danni infrastrutturali subiti da Israele sono sotto embargo e ai media ebraici è vietano pubblicarle.

Sul fronte economico, le borse regionali hanno reagito con nervosismo: l'indice di Tel Aviv ha registrato un lieve recupero dopo un calo iniziale, mentre il mercato saudita ha chiuso con una perdita dell'1,5%.

Con Israele che minaccia di voler continuare i bombardamenti senza che la comunità internazionale faccia alcunché per fermare il genocidario Stato ebraico, si fa sempre più concreta la possibilità che l'Iran possa attuare la minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz, da dove transita quasi un quarto del greggio che viene utilizzato nel mondo.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, in una telefonata con il primo ministro iracheno Mohammad Shia al-Sudani, ha espresso la sua gratitudine per le espressioni di simpatia e condoglianze ricevute, invitando il governo iracheno ad esercitare maggiore attenzione e protezione sui propri confini e sul proprio spazio aereo, utilizzato dall'aviazione israeliana, e richiamando all'unità i paesi islamici "nei confronti delle aggressioni del regime sionista": "I paesi islamici devono opporsi a tali minacce con piena vigilanza e comune determinazione e unire la loro volontà per affrontare un regime che non conosce limiti al male. Siamo certi che Dio Onnipotente aiuterà la nazione islamica in questo percorso. ... Se questa vile pratica non verrà fermata dalla volontà collettiva e potente della Ummah islamica, altri paesi della regione saranno indubbiamente esposti all'aggressione di questo regime prima o poi. Pertanto, la responsabilità storica di tutti i paesi islamici richiede che si oppongano a questa illegalità e a questa palese aggressione con serietà e determinazione a tutti i livelli e in tutti i forum internazionali".