Martedì sera il Consiglio dei Ministri per varare il Def, mercoledì vertice a Palazzo Chigi tra Conte, Di Maio e Salvini. Un vertice per ricomporre le tensioni che ci sono state ieri tra i due vicepremier durante il CdM, descritte da Conte come normale dialettica. Tanto normale che oggi il premier mediatore ha dovuto ricomporla in un incontro dove si è discusso, nuovamente, di Iva e flat tax.

E nuovamente, al termine, Salvini ha dichiarato che nella prossima manovra l'Iva non aumenterà, che non ci saranno nuove tasse e che entro l'anno sarà varata la finanziaria.

In che modo? Lo ha spiegato Conte in mattinata, dichiarando che il Governo punterà su "spending review e tax expenditure". Visto che sul primo punto quanto già accaduto in passato ci ha fatto capire che è impossibile aspettarsi miracoli, è probabile che il Governo abbia pensato di trovare le risorse tagliando incentivi e sgravi che fanno capo alla cosiddetta "tax expenditure", da cui dipendono decine e decine di miliardi che annualmente e automaticamente lo Stato destina a famiglie e, soprattutto, a imprese sulla base di oltre 400 leggi. Un ginepraio da cui potrebbe essere difficile districarsi.

Conte ha poi aggiunto di attendersi comunque, sul Pil, un impatto positivo da reddito di cittadinanza e quota 100, nonostante la stessa bozza del Documento di Economia e Finanza certifichi gli scarsi effetti delle due misure bandiera del governo.

Infatti, sarebbero solo 470 mila i nuovi posti di lavoro vacanti per effetto dei pensionamenti anticipati con quota 100, a fronte dei quasi 1,8 milioni di aspiranti lavoratori che dovrebbero essere beneficiari del reddito di cittadinanza.



Secondo quanto elaborato dagli stessi tecnici del Tesoro, l'impatto delle due misure tra loro combinate per il 2019 porterà a una riduzione del tasso di occupazione dello 0,2%. Lo stesso accadrà nel 2020. Nel 2021 si avrà invece un aumento dello 0,3%, mentre nel 2022 l'aumento dovrebbe essere dello 0,8%.

E tutto questo quanto costerà? Per il reddito di cittadinanza, in base alle stime del ministro Tria, sono previsti costi per 7,1 miliardi di euro nel 2019, 8,06 nel 2020, 8,32 nel 2021 e per gli anni successivi. In relazione a quota 100, invece, la spesa per le casse dello Stato sarà di 3,78 miliardi per il 2019, 7,86 nel 2020, 8,4 nel 2021 e 7,94 nel 2022.

In pratica, nei prossimi 4 anni, 1 punto di Pil è già destinato a supportare quota 100 e reddito di cittadinanza. Inutile ricordare quale sia la crescita del Pil stimata per l'Italia per il futuro e quale sia stata in passato. Facile però prevedere le conseguenze economiche di queste scelte politiche, certificate peraltro dai numeri forniti dall'attuale Governo.