Su Telegram, tramite la Ria Novosti, il ministero della Difesa russo ha aggiornato per la seconda volta il numero delle perdite subite dal proprio esercito a seguito dell'invasione dell'Ucraina: 1.351 i soldati rimasti uccisi, mentre sono stati 3.825 quelli feriti. 

Per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, i colpi inflitti dalle forze armate del suo Paese all'esercito russo sono stati, al contrario, pesanti ed hanno causato perdite significative. Questo l'ultimo bollettino diffuso dal ministero della Difesa: 16.400 i soldati russi uccisi dal 24 febbraio. Inoltre, la Russia ha perso 575 carri armati, 1.640 veicoli blindati, 1.131 automezzi, 293 pezzi di artiglieria, 91 lanciarazzi multipli, 51 missili terra-aria, almeno 117 aerei da caccia, 127 elicotteri, 7 imbarcazioni, 73 cisterne e 56 droni.

Al di là che tali cifre siano o meno veritiere - in qualsiasi guerra la propaganda conta - resta il fatto che per Mosca la guerra non è comunque andata come era stato preventivato.

Lo dimostra la dichiarazione di ieri dei vertici militari che al momento ridurrebbe al solo Donbass l'interesse della Russia che, d'ora in avanti, concentrerebbe i suoi sforzi militari per la conquista di quell'area... anche se non è stato chiarito se tale interesse sia riferito a tutto il Donbass o solo a quella parte delimitata dalla linea di contatto definita dagli accordi di Minsk.

Che a Putin interessasse il solo Donbass fa venire in mente la favola di Esopo de La volpe e l'uva. Da vedere però se effettivamente rinuncerà a conquistare Kiev. Infatti, il sindaco della capitale ha annunciato il coprifuoco dalle 20 ora locale di sabato fino alle 8 di lunedì. Vitali Klitschko ha precisato che la decisione è stata presa dall'esercito ucraino, senza però fornire ulteriori dettagli.

A questo punto per la Russia, preso atto che non ha forze sufficienti per avanzare sul territorio e tenere le posizioni conquistate, rimangono due strade: "accontentarsi" del Donbass e del corridoio verso la Crimea (ammesso che Mariupol cada) oppure intensificare la guerra utilizzando armi ancor più devastanti di quelle a cui ha fatto ricorso finora.

Lo sapremo nei prossimi giorni, senza dimenticare che con la primavera e il disgelo, i russi dovranno affrontare anche un nuovo nemico.

Sul fronte diplomatico, nella mattina di sabato, Biden ha incontrato in Polonia i ministri ucraini Dmytro Kuleba (Esteri) e Oleksii Reznikov (Didesa), mentre a livello internazionale si discute anche dell'evacuazione di Mariupol. Il sindaco della città portuale sul Mar d'Azov, Vadym Boichenko,  ha detto di aver parlato con l'ambasciatore francese in Ucraina, dopo che ieri sera il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva detto che avrebbe parlato con Vladimir Putin su un piano per far uscire le 100.000 persone ancora intrappolate nella città. Piano di evacuazione che coinvolgerebbe anche Grecia e Turchia.

E se nel centro della città si sta combattendo strada per strada, non si dispera di far comunque evacuare dalla città, già adesso, quante più persone possibile. Secondo il vice primo ministro Iryna Vereshchuk, ieri  2.800 persone con le proprie auto da Mariupol hanno raggiunto Zaporizhzhia, così come altre 4.500, in precedenza evacuate a Berdiansk e Melitopol.

Sempre Iryna Vereshchuk, quest'oggi, ha detto che saranno aperti 10 corridoi umanitari che consentiranno di evacuare i  civili da quattro città nell'oblast di Kiev e da sei città nell'oblast di Luhansk.

L'agenzia di stampa Ukrinform ha riportato che il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha annunciato che la semina è iniziata in 11 regioni del Paese.