Allo stato dei fatti è difficile sostenere che Israele non abbia commesso atti che violano palesemente la Convenzione internazionale sul genocidio.
C’è persino un'ordinanza provvisoria emessa dal presidente della Corte Internazionale di Giustizia, Joan Donoghue, in cui si conferma che Israele dovesse garantire "con effetto immediato" l’obbligo per le sue forze armate di non commettere più atti proibiti dalla suddetta Convenzione.
Credo che la Corte debba prendere una decisione definitiva sulla colpevolezza di Israele ordinando di fatto misure per proteggere la popolazione di Gaza (es. invio caschi blu) da ulteriori condotte di genocidio. Non si comprende neanche perché non si adottino misure "immediate ed efficaci" per garantire la fornitura di aiuti umanitari e servizi essenziali urgenti.
Temporeggiare ulteriormente significa ratificare di fatto il principio secondo il quale “c’è uno Stato al di sopra della legge internazionale”. Sappiamo bene che la sentenza della Corte sia legalmente vincolante, ma non esecutiva. I mezzi per poterla eseguire, tuttavia, ci sono. L’invio dei caschi blu sarebbe un’ipotesi plausibile soprattutto allo scopo di proteggere la popolazione inerme.
Ricordo ai profani in materia che i "caschi blu" sono impegnati in tutto il mondo con lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza, fare rispettare le tregue, assistere popolazioni affamate e impedire violazioni dei diritti umani. Perché questo oggi non avviene a Gaza?
Vincenzo Musacchio, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.