Quello che apprendiamo in merito alla sanità siciliana, alla sua gestione ordinaria e a quella straordinaria legata all’emergenza coronavirus, ci lascia stupiti, di più, senza parole.

Le indagini della Procura di Palermo, unitamente al Comando provinciale della GdF hanno portato alla luce situazioni incresciose, paradossali, sconcertanti. 

Si spazia da fatti di ordinaria corruzione con richiesta di esose tangenti, pratica talmente in uso in Italia nella gestione della Cosa Pubblica da essere diventata quasi “normalità”, ad altri in cui il livello di criminalità è accentuato perché direttamente condizionanti della salute pubblica di un’intera Regione. 

Parrebbe, infatti, stante quanto abbiamo modo di leggere sulla stampa nazionale, che in Sicilia, i secondi tamponi di controllo per la constatazione del contagio da covid-19 fossero considerati come casi conclamati d’infezione. 
Facendo lievitare, così, in modo esponenziale il numero dei risultanti affetti al contagio del coronavirus.

Bisogna adesso comprendere, e lo farà la magistratura, se si sia trattato di semplice incompetenza, di mancanza di professionalità o se, invece, dietro questo gonfiare i numeri si nascondesse qualcos’altro, stante il fatto che tutto ciò ha portato un’intera Regione quasi al collasso economico, ma ancora peggio, ha condizionato, fino a modificarne drasticamente, i rapporti sociali.

A conseguenza di quanto emergeva, in termini di contagi, abbiamo avuto ospedali bloccati, con conseguenti gravissime criticità nel fornire assistenza sanitaria; scuole chiuse, con lo stravolgimento della didattica e con ripercussioni anche psicologiche sugli studenti; teatri cinema e palestre chiuse.

Abbiamo subito un tracollo nel settore turistico, compagnie aeree che hanno dismesso la loro attività nell’isola, alberghi senza prenotazioni per il periodo estivo e personale senza contratti stagionali.
Non parliamo poi del commercio, in questo settore la crisi ha raggiunto livelli parossistici, con centinaia di attività sospese o, peggio, chiuse definitivamente.  

A coordinare tutto questo gran casino era stato chiamato Antonio Calenda. Gli era stato assegnato il ruolo di coordinatore per l’emergenza covid-19 in Sicilia. 

Di questo signore si sta occupando la magistratura anche in relazioni a fatti che afferiscono la gestione della sanità in quanto manager dell’Asp 6 di Palermo.
“Io sono il capo condominio della sanità”. Pare dicesse così Antonino Candela, intercettato dalla Procura del capoluogo siciliano.

Indagine complessa, che ha svelato un collaudato sistema di appalti truccati con tangenti da capogiro.

In una delle intercettazioni il Candela così diceva al suo interlocutore telefonico: "Ricordati che la sanità è un condominio, io sempre capo condominio rimango".

Questi sono solo alcuni casi, quelli che il brillante lavoro degli organi inquirenti riesce a far emergere, ma temiamo che altri non riescano ad arrivare all’attenzione della magistratura, sicché il malaffare, la corruzione, le intimidazioni, restano procedure “normali” quando si ha a che fare con appalti pubblici e più in generale con la gestione della cosa pubblica, in Sicilia ma non solo.

Mario Settineri
Segreteria Nazionale MSFT