Luigi Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo, ha convocato al Mise una conferenza stampa per far conoscere ufficialmente che cosa ha risposto l'Avvocatura dello Stato alle richieste inviategli dal ministero in merito alla gara che aveva consentito ad ArcelorMittal di aggiudicarsi gli impianti dell'Ilva.

Che cosa ha detto Di Maio? Il ministro ha cercato di dimostrare che i rilievi sulla gara indicati dall'Avvocatura siano di una rilevanza tale da considerare la gara illegittima. Ma questa è l'interpretazione che del parere dell'Avvocatura ne dà Di Maio, definendo viziata la procedura di gara.

Ma è da ricordare anche che l'Avvocatura non ha detto che la gara deve essere annullata, come, tra l'altro, neppure Anac aveva detto che la gara contenesse anomalie tali da consentirne l'invalidazione, con il conseguente annullamento dell'assegnazione.

In sostanza, Di Maio ha illustrato, ingigantendoli, un elenco di cavilli burocratici per accusare l'operato del precedente Governo, sottolineando aspetti, secondo lui, di una gravità assoluta... che, in base alla logica, dovrebbero portare all'annullamento della gara, ma non è così.



"L'annullamento - ha detto Di Maio - bisogna farlo in base ai presupposti", per evitare che ArcelorMittal si rivolga al Tar e si riprenda ciò che il Governo gli toglierebbe. Quindi, da parte del Mise e del ministero dell'Ambiente sarà necessario approfondire la questione della gara dell'Ilva anche sugli aspetti relativi a salute e lavoro, investigando sulle implicazioni legali collegate all'interpretazione del Governo sulle valutazioni dell'Avvocatura.

È evidente che con la scusa del rispetto delle procedure e della tutela dell'interesse pubblico, Di Maio ha colto nuovamente l'occasione per fare propaganda politica, stavolta sfruttando l'Ilva. Non solo, in tal modo, addossando qualsiasi responsabilità, vera o presunta che sia (il parere dell'Avvocatura non è stato reso noto), al precedente Governo, Di Maio evita anche di prendere qualsiasi decisione sul futuro dell'Ilva, di Taranto e della produzione di acciaio in Italia.

E lui è contentissimo, perché è colpa di chi lo ha preceduto, dei Governi Renzi e Gentiloni e dell'ex ministro Calenda che, nell'occasione ha pubblicato un rosario di tweet il cui contenuto è riassumibile in questi termini...


Infine, nella speranza che siano altri a costringerlo ad annullare la gara e a non fargli prendere alcuna decisione, Di Maio, in base all'interpretazione che lui ha dato ai pareri dell'Avvocatura ha pure detto che, con nuova proposta di rilancio, il Governo "potrebbe" anche revocare la gara.


Anche i sindacati hanno ormai scoperto il gioco di Di Maio e dell'attuale Governo. Questo il parere di Marco Bentivogli di Fim Cisl: «Fino ad ora è stata fatta solo confusione.

Il ministro ha dato contemporaneamente ragione a chi vuole chiudere l'Ilva e a chi la vuole rilanciare ambientalizzata. Non abbiamo nessun pregiudizio sull'operato del ministro e del suo dicastero, chiediamo solo di decidere perché è da maggio che la trattativa si è interrotta.

Abbiamo atteso troppi mesi di scaricabarile, i lavoratori non attenderanno ancora per molto tempo. Basta campagna elettorale. Se ci sono criticità gravi, annulli la gara altrimenti è fumo e confusione utile solo alle prossime elezioni. La fabbrica è senza manutenzione e pericolosissima.»

Sulla stessa linea Rocco Palombella, della Uilm: «Dire che dal parere dell'Avvocatura siano emerse criticità non aggiunge nulla di nuovo a questa assurda vicenda, se non ulteriori e dannose incertezze.»


E l'incertezza è proprio la questione principale. ArcelorMittal dovrà sapere entro il 15 settembre se potrà considerarsi o meno proprietaria degli impianti di Taranto e Genova. Lo stesso, chi in quegli impianti vi lavora. Ma queste "contingenze" sembrano interessare poco o nulla Di Maio che si trincera dietro lo scaricabarile degli errori, presunti, fatti in precedenza. Ma a decidere adesso c'è lui e qualcosa ad un'azienda e alle 13mila persone che vi lavorano qualcosa dovrà pur far sapere.