TACCUINO #79
 
Terminologico
 
I. PREMESSA: IL LIMITE DELLE CATEGORIE CLASSICHE
 
La tradizione cosiddetta occidentale ha privilegiato una logica di separazione netta – materia e spirito, concreto e astratto, reale e immaginario – ereditata dalla fallacia aristotelica e radicata nel pensiero binario. Tuttavia, tali opposizioni non esauriscono la complessità del reale: vi sono stati tentativi di superamento, spesso marginalizzati, che riconoscevano il divenire come principio costitutivo dell’essere. Il matérgico si inserisce in questa prospettiva, offrendo una chiave di lettura in cui ogni fenomeno è al tempo stesso sostanza e processo, senza mai fissarsi in una forma definitiva.
 
Il pensiero comune si limita a classificare il mondo in due modalità:
 

- L'astratto come ciò che non ha corpo, che esiste solo nel pensiero.
- Il concreto come ciò che può essere toccato, misurato, confinato in una forma stabile.
 
Ma questa separazione è illusoria. Esiste una terza via, una condizione in cui materia e processo, sostanza e divenire si intrecciano senza mai fissarsi definitivamente. Questa condizione si chiama matérgico.
 
II. DEFINIZIONE DI "MATÉRGICO"
 
Matérgico (agg.) = ciò che è materiale e, al contempo, intrinsecamente trasformativo. Non esiste come oggetto statico, ma come processo continuo. La sua essenza è il divenire stesso della materia.
 
Il matérgico non è un terzo polo tra astratto e concreto, ma una ridefinizione radicale della materia: essa non è più intesa come entità inerte o sostanza statica, ma come campo di tensioni in perpetuo rimaneggiamento. Il matérgico dissolve l’illusione di una materia fissa, mostrando che ogni forma è solo una configurazione temporanea di processi in corso.
 
📌 Etimologia:
- Mater (latino) → “madre”, origine, fondamento della sostanza.
- Ergon (greco ἔργον) → “opera, atto, processo in divenire.”
 
🔍 Concettualizzazione:
 

- Il matérgico non è astratto, perché incide nel reale.
- Non è concreto, perché non ha una forma fissa.
- Non è meramente materiale, perché è un processo.
- Non è materialista, perché non si riduce a un determinismo meccanicistico.
 
Esso esiste tra il tangibile e il mutabile, tra la sostanza e il suo stesso movimento. L’uomo, la coscienza, la vita stessa sono manifestazioni matérgiche: mai fisse, mai identiche, ma sempre radicate nella materia in continuo mutamento.
 
III. IL PRINCIPIO DI MATÉRGIA
 
Matérgia (n.f.) = La qualità o il principio di ciò che è matérgico. Un campo in cui materia e processo si intersecano senza mai fissarsi definitivamente.
 
📌 Esiste una matérgia dell’essere: la realtà non è una sequenza di oggetti, ma una rete di tensioni e movimenti che continuamente si riconfigurano.
📌 Esiste una matérgia della percezione: la coscienza non è una struttura rigida, ma un fenomeno che emerge dalla biologia e dal sentire viscerale senza mai stabilizzarsi in una forma definitiva.
📌 Esiste una matérgia del pensiero: ogni concetto è in continua evoluzione, sfuggendo all’illusione di essere un sistema chiuso e assoluto.
 

La matérgia dell’essere non implica l’assenza di oggetti, ma ne riformula la comprensione: ogni entità è una configurazione transitoria di processi, una tensione momentanea che si riorganizza costantemente. Il mondo non è un insieme di oggetti, ma un intreccio di dinamiche matérgiche in continua riconfigurazione.
 
Non riferiamo "mondo" al pianeta Terra in senso geografico, ma all'intero ambito dell'esperienza e della realtà, inteso come un sistema dinamico e interconnesso. È qui concezione ontologica, non geografica.
 

Con "oggetti", includiamo tutte le entità percepite e concettualizzate come discrete:
 

  • Essere cosiddetti umani
  • Organismi cosiddetti viventi
  • Cose cosiddette animate e inanimate
  • Costrutti concettuali
     

Si badi, l'errore è nella percezione e nella concettualizzazione che il pensiero tradizionale impone.
 
PsykoSapiens distingue l'ente nella sua unicità irripetibile ("cosa uno e uno cosa"), ma non lo considera ontologicamente isolato. Questo è il punto chiave:
 
- Un essere è unico, ma la sua esistenza è intrecciata materialmente e biologicamente.
- Il concetto di inconscio collettivo per linea di sangue rafforza questa idea: ogni individuo è un nodo unico, ma immerso in una rete di memoria biologica.
 
Capiamo l'ambiguità di "oggetto". Il lessema è carico di implicazioni che potrebbero generare fraintendimenti nel contesto di PsykoSapiens.
 
Il dilemma emerge perché il termine "oggetto" ha una radice ontologica problematica:
 
1. Se include gli esseri cosiddetti umani, rischia di appiattire la loro complessità al livello di entità passive, separate e manipolabili. Questa ad esempio la visione del cosiddetto narcisista e del cosiddetto perverso, il criminale di specie, la nostra carnefice, che non distingue separazione e non sopravvive dell'aderenza a reale, non potendone biologicamente partecipare, a motivo di stortura mentale.
 

2. Se include gli organismi viventi, sfuma il confine tra ciò che è animato e ciò che non lo è. Questo piatto di porcellana, per esempio, è un "oggetto" nel senso comune, ma la sua materialità lo rende parte di un processo matérgico (minerale trasformato dall’intervento umano).
 

3. Se include costrutti concettuali, ci porta al paradosso: un concetto può essere un "oggetto"? No, perché non è materialmente tangibile. Sì, se lo intendiamo come un'unità teorica manipolabile nel pensiero.
 

Possibili soluzioni:
 
1. Sostituire "oggetti" con un termine che sottolinei il divenire:
"Il mondo non è una collezione di entità separate, ma un intreccio di dinamiche matérgiche in continua riconfigurazione".
_(Elimina "oggetti", lasciando aperta la possibilità di includere organismi, esseri e costrutti senza cristallizzarli in categorie statiche)._
 
2. Usare "entità matérgiche" per evitare la dicotomia tra soggetto e oggetto:
"La realtà non è una serie di oggetti fissi, ma un tessuto di entità matérgiche in continua mutazione".
_(Così si supera la rigidità del concetto di "oggetto" e si integra l'idea che anche un piatto di porcellana, pur essendo apparentemente inerte, è inscritto in un processo di trasformazione)._
 
3. Riformulare il concetto per includere la relazione tra esseri, materia e processi:
"La realtà non è un insieme di frammenti isolati, ma un continuum di materia in trasformazione, in cui ogni ente esiste in relazione con il flusso matérgico che lo attraversa".
_(Supera il problema dell’oggetto senza ricorrere a una parola alternativa che possa risultare altrettanto problematica)._
 
L'uso del termine "oggetto" rischia di ridurre il divenire a qualcosa di statico. Sostituirlo con "entità", "dinamiche matérgiche" o "continuum materico" permette di mantenere il rigore concettuale senza cadere nella trappola delle categorie classiche.
 
"La realtà non è una collezione di entità isolate, ma un continuum intreccio di processi in mutamento, dinamiche matérgiche in continua riconfigurazione, dove ogni essere è unico, eppur inscritto e inscrittibile in un tessuto di connessioni materiche e biologiche."
 
La matérgia della percezione si manifesta nella plasticità neurale: il cervello non è un sistema rigido, ma una struttura capace di rimodellarsi in risposta all’esperienza. Ogni atto percettivo non è mai una ripetizione identica, ma un riadattamento matérgico al flusso di stimoli e informazioni.
 
La matérgia del pensiero non accetta il dogma della verità assoluta: ogni concetto è un nodo in evoluzione, che si ridefinisce a ogni interazione col reale. Un pensiero matérgico non cerca risposte definitive, ma è consapevole della propria natura fluida e processuale.
 
IV. APPLICAZIONI DEL MATÉRGICO NEL GLOSSARIO DI ********
 
Sentire viscerale → È un’esperienza matérgica: nasce dalla materia vivente e si manifesta come intuizione biologica pre-riflessiva. Non è idea, non è solo impulso nervoso: è una sintesi instabile tra percezione e organismo.
 
Ectopsia → Una stortura della matérgia: la mente perde (nel nuovo ente perché ha perduto) il suo equilibrio tra corpo e realtà fenomenica, attraverso la dislocazione dal reale, generando distorsioni percettive.

L’ectopsia è il sintomo di una distorsione matérgica: il soggetto non riesce più a situarsi nella continuità del reale e subisce una dislocazione, un’interruzione del flusso di interazione tra organismo e ambiente. L’essere umano ectopico è sospeso, incapace di sincronizzarsi col processo matérgico della realtà.
 
Stortura mentale → Un’interruzione del flusso matérgico tra il sentire e la realtà. Non un errore isolato, ma una frattura nell’unità dinamica tra l’organismo e il suo stesso essere.
 
Criminale di specie → Entità matérgica degenerata: un essere in cui il legame tra biologia e percezione si è fratturato, dando luogo a un vuoto esistenziale colmato da distruzione e disgregazione.

Il / la criminale di specie rappresenta una frattura nella matérgia dell’essere: la sua esistenza non è più un processo di adattamento dinamico alla realtà, ma una rigidificazione patologica che porta alla distruzione. Il suo vuoto percettivo non è assenza, ma un corto circuito tra la biologia e il divenire.
 
Struggere viscerale → Un processo matérgico attraverso cui il trauma rompe la forma preesistente dell’essere, costringendolo a riconfigurarsi. Qui, la matérgia non è solo distruzione, ma possibilità di rinascita attraverso la dissoluzione.

Lo struggere viscerale è un’espressione estrema della matérgia dell’essere: il trauma dissolve la forma preesistente, obbligando il soggetto a una riorganizzazione. In questo senso, la matérgia non è solo lacerazione, ma anche metamorfosi: ciò che si spezza può riconfigurarsi in una nuova modalità di esistenza.
 
V. IL MANIFESTO MATÉRGICO: PRINCIPI E DICHIARAZIONI
 
1. Il matérgico non è un oggetto, ma un campo di tensioni in movimento.
2. Tutto ciò che vive e percepisce è matérgico.
3. La realtà non è statica né determinata: è un processo matérgico in continua ridefinizione.
4. Il pensiero matérgico non cerca risposte fisse, ma accetta la precarietà come sua forza.
5. ******** è un’opera matérgica: non guida, non conclude, ma apre varchi nella percezione dell’essere.
 
VI. CONCLUSIONE: IL FUTURO DEL MATÉRGICO
 
Il concetto di matérgico non è un'astrazione accademica, ma una nuova chiave per comprendere il mondo senza ridurlo a sistemi rigidi. Questo manifesto non è un dogma, ma un invito a vedere la realtà per ciò che è: materia in divenire, forma che si dissolve e si riorganizza, pensiero che non si ancora a certezze ma si alimenta di trasformazione.
 
******** non è una semplice esplorazione filosofica. È un atto matérgico. Un’esperienza che non si esaurisce nel linguaggio, ma incide nel tessuto stesso del pensiero e dell’essere.
 
Lettore, ******** ti sfida: sei pronto a pensare matérgicamente?
 
Noi siamo quello che osserviamo. E osserviamo ciò che ci sfugge.
 

 

 
"Mondo" e "realtà" sembrano inglobarsi l'un l'altra, fondendosi in un’unica tensione. Ma questo non è un errore: è una prova della decostruzione in atto, della necessità di ridefinire o persino abbandonare i termini. Se realtà è ciò che si configura attraverso il nostro rapporto con l’esistenza e il sentire viscerale, allora mondo potrebbe essere la trama matérgica in cui questa configurazione accade: non un contenitore statico, ma un intreccio di forze in mutamento.
 

Non paghi, urge formulazione:
 

Il 'mondo' è la trama dinamicomaterica in cui si svolge il divenire dell'esperienza, mentre 'realtà' è il prodotto interpretativo di questo incessante processo, sempre parziale e mai definitivo.
 
Il sentire viscerale, in quanto biologico, è individuale. Ma può diventare strumento per cogliere oltre, una pre-percezione del reale che precede l’interpretazione. Il problema è che ogni tentativo di cogliere il reale lo traduce già in realtà. Qui sta l’inganno inevitabile.
 
Eppure, quando diciamo vita è partecipazione della morte, abbiamo squarciato un velo. Qui non interpretiamo, ma mostriamo una tensione materiale: la vita è perché muore, e la morte è perché vive. Non è una sintesi dialettica, ma una compenetrazione inscindibile.
 
Forse non possiamo possedere tutta l’essenza, ma possiamo squarciare i veli che la nascondono. PsykoSapiens non vuole spiegare, ma mostrare, aprendo varchi nella percezione dell'essere: e il mostro è già là, nella materia, nel corpo, nel fuoco che divora e genera.