Nel 2003, al tempo della seconda intifada, adducendo motivi di sicurezza, Israele approvò una legge che impedisce ai palestinesi di Gaza o della Cisgiordania di ottenere i pieni diritti di cittadinanza nel caso sposino un cittadino israeliano. Va ricordato che tale eventualità non è del tutto peregrina, anzi... 

Infatti, nello Stato ebraico, oltre agli ebrei israeliani vi risiedono anche gli arabi israeliani i cui membri di alcune famiglie, a  causa di tale legge, non possono muoversi liberamente pur vivendo in Israele da anni. Infatti dal 2003, sempre per ragioni di sicurezza, quella legge è stata rinnovata di anno in anno dal Parlamento israeliano.

Cosa che doveva avvenire anche in questi giorni, ma finora così non è stato.

Dopo un dibattito durato tutta la notte, il risultato della Knesset è stato di 59 voti a favore per la sua estensione contro 59 voti contrari.

Il governo di Naftali Bennett è a favore dell'estensione della legge, ma non ha trovato i 61 voti per farla approvare per un ulteriore anno. 

Una legge del genere che crea disagi a palestinesi e arabi israeliani dovrebbe essere votata anche dalle forze di opposizione guidate da Netanyahu, visto che l'ex premier ne aveva promosso l'estensione quando era al governo.

Però, dato che Netanyahu vuole mettere in imbarazzo Bennett e la sua coalizione di governo, ha deciso di votare contro l'estensione che, normalmente, avrebbe invece approvato. E questa non è solo una conseguente deduzione sulla base di quanto accaduto. È stato lo stesso Netanyahu a dichiararlo!

Per ottenere l'appoggio dei partiti arabi, Bennett lunedì aveva proposto di estendere la legge a sei mesi invece che a 12, concedendo pieni diritti di cittadinanza a circa 1.600 palestinesi che oggi vivono in Israele. La mediazione non è però servita a convincere tutti i parlamentari che dovrebbero supportare il governo.

Se l'estensione non sarà approvata entro la settimana, automaticamente decadrà. Da capire, in tal caso, quali potrebbero essere le conseguenze per il futuro del governo appena entrato in carica.